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Grazie alla loro mancanza, l'Italia è stata sconfitta. Da chi? Vatt'a pesca chi t'ha dato, sarebbe il caso di ripetere con un sonetto del Belli. Per me, credo che da tutti potevamo lasciarci battere, fuorchè dagli austriaci.

Grazie, grazie, don Gregorio!... Voi mi avete salvata!... e Maria, cogli occhi ancora bruciati dalle lacrime, baciò con trasporto la mano del vecchio che stringeva la sua.

O Cresti, buon . Grazie, sto bene davvero. Son per me queste rose? S'intende: le ho colte apposta. Come si chiamano? Rose rêve d'or.... Come son belle! me le lasci veder bene. Cresti lasciò cadere il grosso mazzo sciolto in grembo alla fanciulla, che rispose con un piccolo grido di gioia. Hanno un profumo inebriante: o è forse la mia debolezza che me lo fa sentire?

Avete voi necessitá di nulla? avete ben dormito questa notte? Marchese, è tutto vostro questo core: volete voi che ragioniam d'amore? Terigi ad ogni cosa rispondea: Grazie alla Vostra Signoria illustrissima; ed abbassava il capo e ripetea: Tutto quel ch'è in piacer vostro, illustrissima.

Grazie! lo interruppi, rizzandomi dalla seggiola e prendendo commiato. Su questo punto non potremo intenderci mai! Quella pretesa scienza positiva mi faceva schifo. Immensamente più accettabile mi sembrava il generoso sacrifizio propostomi da Fausta: Prendi la mia vita! Ti voglio tanto bene!

Il povero mostro è mio suddito e io non permetterò che sia insultato. Grazie, mio nobile signore. Vuoi tu ancora udire quello che ti ho gi

La paura gli aveva sconvolto la mente; gridava tutta la notte che lo volevano ammazzare; e, nei momenti di riposo, gli pareva di vedere un fantasma al quale domandava perdono giurando d'essere innocente! La Ghita faceva dire delle messe alla Madonna delle Grazie, e non abbandonò mai, giorno, notte, il capezzale del povero delirante, finchè durò in quello stato e non cominciò a migliorare.

CARIZIA. E noi saremo perpetue serve e conservatrici della vostra salute. EUFRANONE. E noi quando di tanta largitá vi renderemo grazie condegne? DON IGNAZIO. Carissimo padre e nostro zio, vi abbiamo tal obligo che la lingua non sa trovar parole per ringraziarvi.

No, appunto venivo da Eurialo perchè non avevo trovato Niso in casa. Ah, vedete? Ci ho gusto che vi sia toccato quello che tocca a me. Ma ditemi, può fare Eurialo quello che avrebbe fatto Niso, e con tanto piacere, per voi? Son tutto vostro, Salvani. Grazie; rispose Lorenzo. Desideravo parlargli; ma poichè non lo trovo, gli scriverò una lettera, e voi vi darete la briga....

Non si tratta di me, ma di voi; disse Bonaventura di rimando. Proseguiamo intanto. Più tardi venne il tempo di raccogliere ciò che avevate seminato; venne il tempo degli onori, dei guadagni e degli amori. La vostra passione suprema, l'invidia, si manifestò sotto tutte le forme. Volevate esser ricco, per andar di pari passo coi ricchi; del dotto invidiavate i ciondoli, dell'elegante la sciocca attillatura, del giovinotto più in voga le avventure galanti. Credo che se un giorno passando per via aveste veduto far ressa intorno ad un pagliaccio e ammirarne le capriole, avreste invidiato la gloria del pagliaccio. E le donne, come piacevano a voi? Perchè piacevano ad altri. E quali vi piacevano di più? Quelle che notavate più riverite, più decantate dal pubblico. Corteggiavate la Cisneri perchè attorniata di spasimanti; v'impuntaste ad ottener le sue grazie per soddisfare una smisurata vanit