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Madonna Ghita, poverina, ammirava e taceva. Il che significa in buon volgare, che ammirava a mezzo e che il silenzio nascondeva qualche altra cosa, come a dire un pochettino di tristezza. Ma egli è di certe donne il soffrire con misura, e perchè soffrano veramente meno di certe altre, e perchè manchino loro le forme in cui si esprime agli altri e si rappresenta a noi stessi il dolore. Questa vi parr

Il vecchio gentiluomo ascoltò con grande rammarico la storia dolente del suo povero amico, e confortò come potè quella ottima donna, che gli additava i suoi figli, Parri e Forzore, in cui si raccoglievano tutte le sue tenerezze. Son essi la mia consolazione e la mia forza; diceva monna Ghita. Quando sento che il mio cuore non regge più a tanti dispiaceri, guardo quelle due testoline bionde.

La ragazza fu quasi trascinata da Gianni fuori della stanza e, sola, cominciò a discender le scale, come istupidita, senza che nemmen lei sapesse che cosa si faceva; ma appena in fondo, fu tutta presa dalla angoscia paurosa di non rivederlo mai più: allora risalì precipitosamente e gli si buttò nelle braccia, stanca, priva di forze. Mai come in quel momento la Ghita era stata sua.

Domine! gridò ella, inarcando le ciglia. Che cos'è stato? Perchè avete lasciata la bottega? La bottega è la bottega e la casa è la casa; sentenziò mastro Zanobi. Dov'è la Ghita? È di l

Perchè dovete sapere che quella ragazza del balcone qui presso, è la figlia d'un orafo, che lavora in una bottega del Ponte Vecchio. Ho udito io con questi orecchi, ho udito le donnicciuole che, dopo aver guardata la vostra bella tavola, dicevano; to', è monna Ghita dei Bastianelli. E infatti.... Infatti, interruppe Spinello, io non ho mai pensato di fare il ritratto alla nostra vicina.

Comunque, egli l'aveva voluta; doveva pensarci lui. Mastro Zanobi andò bravamente all'ultimo esperimento. Bisognava far onore agli ospiti, ed egli mandò le sue donne a prendere nell'armadio una bottiglia di vin Santo. Monna Ghita dovette muoversi dalla sedia, su cui era rimasta a così dire inchiodata, e andare attorno come avrebbe fatto Ebe nell'Olimpo, o Briseide nella tenda di Achille.

«, Ghita: del resto ho qui quattrocento ducati d'oro; vedi; son quattro rotoli che danno piacere alla vista.» «Mi ricordo... quando i figli avevan fame... e non si aveva neppure un grosso da comperare del pane. Ora è ben altra cosa.» «Certo... è ben altra cosa.» «Ti ricordi del povero Anselmuccio?» «Mi ricordo, Ghita.» «È morto in tre ...» «Pur troppo... per aver patita la fame

Ghita si levò lo scialletto nero che, secondo l'usanza delle sartorelle bresciane, aveva puntato sul capo e dopo averle circondata la faccia le scendeva giù fino ai fianchi avvolgendole tutta la persona. Povera la mia Ghita.... mi rincrescerebbe!... per te mi rincrescerebbe!... borbottava il giovinotto a mezza voce, mentre ricambiava alla fanciulla baci e carezze.

Però, immaginate voi con che cuore messer Dardano leggesse un giorno certa lettera di madonna Ghita Spinelli che gli annunziava tristi cose del suo povero marito. Ridottosi in patria dopo lunghe e vane peregrinazioni, Spinello Spinelli era comparso davanti alla madre de' suoi figli, pallido, sparuto, coi capegli quasi bianchi, e col cervello in volta.

Ghita, anima buona, sa Iddio se mi duole di voi. Ma siamo giusti, forse ci avete avuto dalla vita assai più che non vi riprometteste nei vostri sogni di vergine, ed io penso che voi non abbiate avuto mai una idea molto chiara della vostra infelicit