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O Mille! in questi tempi di vergognose miserie giova ricordarvi l'anima si sente sollevata pensando a voi rivolta a voi quando, stanca di contemplar ladri e putridume pensando che non tutti perchè la maggior parte di voi ha seminato l'ossa su tutti i campi di battaglia italiani non tutti ma bastanti ancora per rappresentare la gloriosa schiera restante avanzo superbo ed invidiato pronto sempre a provare ai boriosi nostri detrattori, che tutti non son traditori e codardi non tutti spudorati sacerdoti del ventre in questa terra dominatrice e serva!

Infatti sono svariatissime le condizioni dei lavoratori della terra in Sicilia: variano da provincia a provincia; da circondario a circondario, da comune a comune. Miserie, e grandi, non mancano tra i contadini, ma in generale essi mangiano del buon pane di frumento, che potrebbe essere invidiato dai lavoratori della Calabria e di alcune contrade del Veneto e della Lombardia.

Era quello un atteggiamento che andava stupendamente alla sua figura rosea, un tal po' irregolare nelle fattezze, ma fine, e che di graziosa e piacevole la rendeva affascinante senz'altro: un atteggiamento studiato se vogliamo, ma che tra tanti artifizi a cui ci ha avvezzati la bellezza, poteva anche sembrar naturale: un atteggiamento, insomma, che un pittor ritrattista del secolo scorso avrebbe invidiato, se pure non è più giusto il dire che ad un pittor ritrattista del secolo scorso la contessa Elena Malatesti lo aveva audacemente rubato.

Il portatore era un vecchio piccolo, magro, serio, maestoso, e da uomo che compie in pubblico un ministero glorioso e invidiato, e sudava come una spugna compressa. Venivano dietro di lui don Gaudenzio coll'aspersorio in mano, alzato in alto come una sciabola, e un chierico che portava con evangelica rassegnazione una delle più belle gobbe ch'io abbia mai viste. Poi, a due a due, i terrazzani di ogni et

E Federico ammirato, invidiato forse, oggetto di tanti pensieri, Federico, di cui il duca era geloso, Federico, che stava per assumere un gran nome, che si vedeva trattato con cortesia ed amicizia da nobili parenti, era più infelice di quanto lo fosse stato mai in passato, anche nelle circostanze più dolorose della sua vita....

Molti patrizi vi si fecero uccidere, dicesi, sulle lor sedie curuli; altri racchiusersi nella ròcca od arx del Campidoglio, e vi durarono assediati sette mesi; altri si raccolsero fuori in Veio, la nuova conquista; altri intorno a Furio Camillo che n'era stato il conquistatore, e che, invidiato poi, traeva l'esilio in Ardea.

Caro nipote (egli diceva) tu eri ricco; tu stavi da papa; tu invidiato da tutti; che importava a te che regnasse Pietro o Martino? Lascia cuocere i potenti nel loro brodo, e troverai maggior pace. Guelfi e Ghibellini, l'imperatore e il pontefice, la tirannide e la libert

De' suoi giorni in sull'alba acerba morte Rapito a lei la dolce madre avea; Ma il padre in sen chiudeva anima forte, Anima avversa ad ogni bassa idea: Ei della figlia le pupille accorte Volgere a desideri alti sapea: Pensante crebbe, e in ogni tempo ambìo Il sorriso del padre e quel di Dio. Data fu la sua destra a mortal degno Di tesauro bello e invidïato.

Molti fra i più eloquenti uomini politici avrebbero invidiato la facondia, la lucidezza, l'efficacia del suo linguaggio. Le cose ch'egli aveva gi

Lo sguardo ch'egli diede al Marliani e alla signora Bibiana, sarebbe stato invidiato da un antico aruspice di Delfo. Il ladro uomo ricompose tosto il ghigno. Oh, caro Ferdinando disse Marliani alzandosi da sedere. E anche lei mi par di conoscerlo disse Marliani ma quello stupido di un facchino non è mai capace di dir un nome giusto, e a dir la verit