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Occorre perciò menzionare a questo punto i progressi della tecnica artiglieristica, realizzati per opera ed impulso dell'ultimo ammiraglio veneto.

Il re di Polonia aderì alle istanze dell'ambasciatore veneziano, ed incaricò il nobile polacco Slich di recarsi in suo nome nella Persia, insieme al veneto legato padre Antonio di Fiandra domenicano, cui il Tiepolo avea consegnata la lettera ducale per lo sh

I pericoli che incontrava un gentiluomo straniero se mai osasse mettere gli occhi su di una figlia di San Marco, la legge che vietava ad una veneziana il maritarsi fuorchè ad un patrizio veneto o ad un re o principe straniero, tutto era ben noto anche al giovane Alberigo. Ma troppo spesso l'ingegno dell'uomo si irrita delle difficolt

Nel 1776 si trovavano nei reggimenti attivi 33 colonnelli, altrettanti tenenti colonnelli, 30 sergenti maggiori, 203 capitani, 31 capitani-tenenti, 184 tenenti, 237 alfieri o cornette per la cavalleria e 163 cadetti. In totale, 964 officiali sull'effettivo di 10,605 fazionieri o comuni che contava l'esercito veneto di quel tempo; e ciò senza tener conto degli ufficiali in servizio sedentario, alle fortezze, al corpo del genio, all'Arsenale, ai governatorati delle armi, alle scuole e di quelli infine con riserva di anzianit

Così mentre le vittorie di Solferino e di S. Martino ci dovevano schiudere i varchi all'Adige ed all'agognata conquista del Veneto, inattesa e dolorosa come una catastrofe giungeva la notizia della pace di Villafranca, che tale ormai poteva chiamarsi. L'Italia, prima i garibaldini, accolse con vivo dolore la fatale notizia che troncava d'un colpo le più belle speranze.

Intanto Radetzki passa nel Veneto, si unisce a Welden e con tutte le sue forze, 44.000 uomini, dieci giorni dopo assalta Vicenza che gli resiste per diciotto ore. L'occasione era suprema. Si sarebbe potuto decidere le sorti d'Italia valicando l'Adige sgombero, e piombando alle spalle del nemico con quindici o ventimila uomini. Nulla, nulla di tutto ciò.

Fra i codici del conte Manin in Venezia si conserva un'anonima relazione dell'impero dei Turchi e dei Persiani dell'anno 1575, nella quale sono ripetute le cause naturali e permanenti dell'avversione fra quei due imperi ; e fra i codici del cavaliere Cicogna, il trattato della guerra di Persia del 1578 presentato al senato dal bailo in Costantinopoli ser Nicolò Barbarigo, e la relazione delle turbolenze che agitarono la Persia sotto Ismaìl, scritta a quanto pare dal console veneto in Soria, Teodoro Balbi, nel 1582 .

Ma prima che la coscrizione chiamasse Vicenzino a portare il cappotto e la giberna, il movimento del 1866 per la liberazione del Veneto, venne a fare un'utile diversione nelle idee dei due giovani.

Forse non avrebbe saputo dire, con sicurezza, nemmeno dov'era nato. A Torino, quando aveva fondato la Dogaressa, pareva un veneto; poi, entrato con Vittorio Emanuele a Venezia, per fondarvi il Bersagliere, lo credevano un piemontese. Adesso, a Milano, si riscaldava contro l'invasione dei giornalisti esotici: dunque avrebbe dovuto essere milanese o almeno lombardo....

E qui si chiude la prima delle classi in cui ho spartito la numismatica de' possedimenti de' Veneziani, rivolgendo ora le mie indagini alle monete da loro battute per le province che costituivano il Levante Veneto.