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Tom e Frida erano fratello e sorella, e non sapevano in qual modo si fossero trovati a far parte del circo equestre diretto dai signori Harris, perchè li chiamassero con quei nomi esotici, essi che erano nati sotto il bel cielo d'Italia. Tom era maggiore di Frida di quattro anni, e aveva soltanto un vago ricordo della sua infanzia.

Che cos'è quest'elmo? È musica. È detto tutto. La finzione è una trappola per il forastiero. L'indigeno conosce e tira via. In aprile e maggio, è largo e proficuo il concorso dei merli esotici, la più parte signore, inglesi e tedesche. A vederle, sono divertentissime. Girano e guardano con avidit

Tanto il tuo viso è sudicio Di polveri, di intonachi, Di lisci, di cosmetici, Di esotici saponi; Che al corso jer scontrandoti, Io t'ho scambiato, o Clelia, Per un avviso mobile Dell'Agenzia Manzoni. Ieri cadean malati Sindaco e segretario; Oggi son risanati.... Chi fu il veterinario?

Gl'italiani, non più di quattro o cinque, avevano, fra tanto grave silenzio di esotici, un'aria assai compunta, e mi guardavano con la evidente ingordigia di arruolarmi per le passeggiate, le chiacchiere e il biliardo. Soggiunse di chiamarsi il cavalier Tale; gli altri si chiamavano il conte Tale e il cavalier Tal altro; il quarto non aveva titoli, ma era tuttavia una persona molto civile.

Quando fu solo, fra le piante verdi dalle larghe foglie, di quel salone che era anche una serra, fra quelle sete ricamate di fiori esotici e di animali favolosi, fra quei vasi alti e sottili ove si elevavano dei fiori dal lungo stelo, fra quei mobili molli e profondi, dove pareva così soave sdraiarsi e non pensare, sognare e non dormire, in una luce temperata, ma limpida, coi rumori della citt

Nuove passioni e nuovi drammi pullularono tra quell'affoltata di gente, e la Piazza San Marco divenne in certe serate un prodigioso salotto pel quale s'aggiravano le eleganti di New-York e di Parigi, di Londra e di Vienna, di Berlino e di Pietroburgo, lasciando sui loro passi un solco di profumi esotici.

Nell'aprile del '98 Pierre Loti, il poeta del mare, il pittore dei paesaggi esotici, il romanziere delle signore, si trovava in Francia, a Hendaye, presso il confine spagnuolo, quando lesse sui fogli pubblici che gli Stati Uniti movevano guerra alla Spagna. Alla notizia dell'aggressione americana egli ebbe improvvisamente coscienza delle sue simpatie per gli aggrediti.

Forse non avrebbe saputo dire, con sicurezza, nemmeno dov'era nato. A Torino, quando aveva fondato la Dogaressa, pareva un veneto; poi, entrato con Vittorio Emanuele a Venezia, per fondarvi il Bersagliere, lo credevano un piemontese. Adesso, a Milano, si riscaldava contro l'invasione dei giornalisti esotici: dunque avrebbe dovuto essere milanese o almeno lombardo....

La cosa andò così. Tornò da un viaggio intorno al mondo un ufficiale di marina, Paolo Collemagno, amico d'infanzia di Luisa Cima, e fra gli altri doni esotici che le portò, vi fu una veste di crespo, giapponese. La veste era di un colore azzurrino molto pallido, come scolorito: e vi era tessuto dentro un disegno bianco e grigio di rami, di fiori e di uccelli, molto bizzarro, come appare alle fantasie europee tutto quello che esce dalle mani degli artefici dell'Estremo Oriente. La veste di crespo aveva la forma giapponese, perfetta: aperta innanzi, s'indossava come un accappatoio, incrociandosi poi, sul petto, con due risvolti, e riaprendosi un pochino, verso i piedi, facendo un po' di strascico rotondo e stretto, dietro. Alla cintura si serrava con una larga fascia che girava due volte intorno alla persona e che si annodava dietro, con un gran ciuffo. Ma le più strane e seducentemente strane erano le maniche, larghe, di una forma fra quadrata e triangolare, che si sollevavano come ali, che rialzandosi mostravano tutto il braccio nudo e che, riabbassandosi, coprivano le mani sino alla punta delle dita. Appena ebbe questa veste di crespo, Luisa Cima corse in camera sua a provarla: trovò che essa non rassomigliava a nessun'altra veste e che era, quindi, affascinante nella sua singolarit

Le case dei contadini sono straordinariamente grandi, e hanno quasi tutte due piani, e molte finestre, ornate di ricche tendine. Fra la strada e la casa v'è un giardino piantato d'alberi esotici e coperto d'aiuole fiorite; e accanto al giardino un orto pieno di belli alberi fruttiferi e d'ogni sorta di legumi. Dietro la casa, s'alza un edifizio enorme, che racchiude sotto un solo tetto altissimo, la stalla, la scuderia, il fienile, e un grande spazio libero che può contenere il raccolto di cento ettari. In questo edifizio si vede ogni sorta di strumenti d'agricoltura d'Inghilterra e d'America, molti dei quali perfezionati dagli stessi contadini; delle file lunghissime di vacche, degli stupendi cavalli neri, e una pulizia meravigliosa in ogni parte. La casa dei contadini, nell'interno, può reggere il confronto di qualunque casa signorile. Vi si trovan dei mobili di legno d'America, dei quadri, dei tappeti, il pianoforte, la biblioteca, dei giornali politici, delle riviste mensili, le più recenti opere d'agricoltura, e non di rado l'ultimo fascicolo della Revue des deux mondes. Benchè amino il lusso e la vita agiata, questi contadini hanno conservato i costumi semplici dei loro padri. La maggior parte di essi, possessori d'un mezzo milioncino di lire, o di poco meno, o di molto di più, non sdegnano di metter mano all'aratro e di dirigere in persona i lavori dei campi. Alcuni mandano uno dei loro figliuoli all'Universit