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Ella nutriva per la principessa una simpatia vivissima: verso di lei la spingeva un'attrazione invincibile; rinchiusa nella camera di essa, si era data a toccare tutti gli oggetti, di cui la gentildonna si serviva; i pettini di tartaruga, le scatole d'argento, le fialette, a borchie d'oro, ov'erano le polveri, i profumi: avea fin baciato un accappatoio, che la principessa indossava allora, sovente, la mattina.

Subito dopo, si aperse l'uscio e la signora Szeleny apparve dal vano colla sua bella testolina e mezzo il petto, chiuso in un accappatoio di cambrì; segno evidente che ella stava per l'appunto mettendosi in assetto di guerra, o di galanteria, che per una bella signora è tutt'uno. Aspettate, vengo subito; diss'ella. Abbiatevi intanto il buon giorno.

No; mai. Senti, Nino mio, ti assicuro, a te il Vharè è antipatico e ne avrai le tue buone ragioni, ma io l'ho trovato sempre cortese, rispettosissimo: dalle sue labbra non è ancora uscita una parola che possa parere una dichiarazione: dice sempre che potrebbe essere mio padre e, via, non ha torto, sai, perchè sembra più vecchio di te!... Insomma sta tranquillo, gelosone, nemmeno un briciolino di corte; nemmeno un briciolino così!... alzando il braccio nudo, fuori dal candido accappatoio, mentre coll'altro si teneva stretta al collo del marito, gli mostrava, stringendo il pollice contro l'indice, l'ultima estremit

A proposito egli chiese ridendo sguaiatamente è vero che signori e signore passeggiano sulla spiaggia in semplice accappatoio? Ma no, che idee!

La povera Matilde era costretta a fare il bucato una volta la settimana: e noi la troviamo precisamente nell'esercizio delle sue funzioni. Guardatela: essa classifica i panni sudici della sua bambina di stucco: due paia di lenzuola di lino: quattro federine colla trina, una coperta di picchè col balzone di cambrì, due sciugamani colla frangia, tre berrettine da notte e un accappatoio ricamato.

Enrica stava in mezzo alla stanza, quasi dinanzi al caminetto: e avea gettata una dopo l'altra le sue vesti, per cingersi un largo accappatoio.

Non le importava quel che avrebbe potuto pensare: l'interessante era di vederlo, subito... Adattossi la toque senza guardarsi allo specchio, si avvolse nel suo mantello... In quel momento l'uscio a fianco si aperse e la viscontessa, con indosso un accappatoio bianco, bianca ella stessa come una morta, si avanzò verso di Massimiliana. «Tu esci... a quest'ora?...» Anch'ella non aveva chiuso occhio, in quella notte d'angoscia, porgendo ascolto ad ogni rumore che venisse dalla stanza vicina, con la febbre della paura. «Lasciami!... lasciami andare!...» diceva Massimiliana; e la debole donna l'aveva circondata con le sue povere braccia, cercando di trattenerla. «Maxette... in nome di Dio!... Non voglio che tu esca...» «Lasciami andare! non aver paura...» «No!... verrò io stessa, piuttosto... aspettami; il tempo di vestirmi...» ma le forze l'abbandonavano sempre più, la sua respirazione si faceva affannosa. «Va a letto... non aver paura!...» ripeteva Massimiliana, allacciandosi il suo mantello con le mani tremanti; «ho bisogno d'aria... il tempo di respirare l'aria fresca del mattino...» «Maxette!... Maxette!...» insisteva la viscontessa, afferrandosi a lei, passandole una mano scottante sulla fronte agghiacciata. «Maxette... non andare!... non morire!...» Allora ella proruppe, svincolandosi: «Ma è lui che muore!... lui che sa tutto... la mia vergogna... e la vostra!...»

Mentre più che mai sentiva l'insufficienza delle sue forze, mentre più che mai capiva che, senza un aiuto, egli non sarebbe riuscito a cavarsi da quel ginepraio, sentì bussare alla porta che dava sulla galleria, e prima che avesse fatto in tempo a girar la maniglia, vide entrare nella stanza la madre col capo coperto da una cuffia di merletto e il corpo grasso e floscio avvolto in un accappatoio di lana bianca.

E distrigato finalmente il gangheretto dai capelli, potè infilarsi la gonnella: l'agganciò, la girò, la rigirò, vi battè su con le mani perchè prendesse le giuste pieghe, si coprì con un accappatoio bianco, e sedè allo specchio ai cui lati ardevano due candele steariche in candelieri di vetro verde.

No, no, impossibile; non c'è tempo da perdere. Così dicendo, Maurizio infilava la scala. Al piano inferiore trovò illuminato il salone. Una figura di donna, in accappatoio bianco, veniva incontro a lui. Gli parve di veder Gisella, e tremò tutto: ma si riebbe tosto, riconoscendo Albertina. Oh Dio! diss'ella. Sempre disgrazie? Sorella mia, rispose tristemente Maurizio, è questo il tempo.