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La mattina dopo, il servitore del Vharè, spinse adagio l'uscio della camera, ma non l'aveva aperto del tutto che gi

Il Vharè, al quale non era sfuggito l'incrociarsi di quei due sguardi, trovò immediatamente il pretesto per fare la pace con Andreina: così impediva uno scandalo che avrebbe potuto perdere la contessa Lalla.

Come fare?... è tanto amico della mamma! Giorgio arrossì, Lalla se ne accorse, e il dialogo fu interrotto; ma poi, qualche giorno dopo, il Della Valle vide entrare il Vharè da sua moglie. Lalla lo assicurò di non averlo invitato; era vero, ma aveva fatto intendere al marchese ch'ella stava in casa tutti i mercoledì dalle due alle cinque, di giorno, e che il sabato riceveva alle dieci di sera.

Allora ebbe un tremito: si alzò, senza rispondere; aiutata dal Vharè e da Giorgio, si accomodò intorno lo scialle; poi si mosse come trasognata, con Satanella dinanzi agli occhi, con la sua fosca passione nel cuore, e nella testa, ancora intontita, l'eco viva, assordante degli applausi.

Chi dormì meno di tutti, quella notte, o, per dir meglio, chi non dormì affatto, fu il marchese Giacomo di Vharè. Il di Lalla, che sentiva sempre vivo nel sangue, lo teneva desto agitato. Egli era ritornato ai turbamenti e alle commozioni dei primi amori. Lalla aveva saputo incatenarlo assai strettamente; ma l'indole sua non poteva resistere a lungo a quella ginnastica platonica, e la sensualit

In quelle notti sognava spesso il bel marchese Vharè, quando la stringeva fra le braccia e vagavano voluttuosamente, trascinati e travolti dall'onda calda del valzer, mentre tutto il bel mondo le si affollava d'intorno, pieno di ammirazione e di entusiasmo. Allora ... allora , era felice!... Ma allora la gente non era tanto stupida; allora non la credevano innamorata di suo marito.

Ma tutto ciò, ad insaputa stessa del Vharè, gli aveva aperta la via per entrare diritto nel cuore di Lalla; e dopo successa la scena del fiore, quando Giacomo per la prima volta arrischiò, a mezza voce, una mezza dichiarazione, egli vide gli occhi di Lalla, solitamente così modesti, fissarlo, interrogarlo quasi supplichevoli, vide le sue guance tingersi di un leggiero incarnato e il respiro farsi anelante... come quando, senza parlare, essa gli aveva chiesto, cogli sguardi desiderosi il gradito omaggio delle violette.

Lalla corrugò le ciglia con un atto comicamente feroce, e opponendosi con mal garbo a Giorgio, che voleva trattenerla, corse via dal salotto. Perchè tormentarla, povera piccina? disse il Vharè alla duchessa. Piccina, non è poi tanto piccina. Va per gli otto anni, presto. Il marchese sorrise.... il perfido marchese che avea lasciate forti impressioni nel cervellino di Lalla.

Il Vharè sperava di passar via senz'esser veduto, ma la scampanellata aveva messo il Toscolano sull'avviso. Oh! caro, carissimo il nostro bel marchese! Grazie, altrettanto! e il Vharè sperava di poter tirar dritto. Vai su, da Lalla? Appunto, salgo un momento dalla contessa. Aspetta; vengo anch'io.

Quando fu raccontato questo fatto alla contessa Della Valle, Giorgio era con lei, e quando rimasero soli, Lalla non potè a meno di esclamare, con un misto di amarezza e d'ironia: Adesso non avrai più paura che il Vharè mi faccia la corte! Era proprio gelosa di quella nuova avventura.