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Il Toscolano non faceva nient'altro, in tutto il giorno, che visitare le varie scuderie degli amici, e così, qualche volta, dalla corte passava al piano nobile a salutare le signore, sempre con gli sproni agli stivali, i calzoni scamosciati, lo scudiscio in mano e, tutt'intorno, un puzzo da mozzare il fiato.

Discorrendo, avevano fatto la scalone. L'anticamera era deserta; altro indizio, codesto, che fece rimaledire a Giacomo l'incontro di Toscolano. Attraversarono l'appartamento e furono incontrati da Lalla che usciva dal salottino.

Un altro astro di primo ordine era rappresentato dal marchese di Toscolano, nobile come Bajardo, spiantato come San Quintino; costui non aveva che una passione, ma sfrenata, quella dei cavalli. Passione divisa, del resto, da tutta l'aristocrazia genuina o assimilata di Borghignano, che sapeva a memoria la vita ed i miracoli di tutte le rozze sfiancate che passavano sotto i brum.

Il Vharè sperava di passar via senz'esser veduto, ma la scampanellata aveva messo il Toscolano sull'avviso. Oh! caro, carissimo il nostro bel marchese! Grazie, altrettanto! e il Vharè sperava di poter tirar dritto. Vai su, da Lalla? Appunto, salgo un momento dalla contessa. Aspetta; vengo anch'io.

Il Toscolano domandò delle signore meglio vestite della festa, e Lalla, con molto brio descrisse l'abbigliamento dell'avvocatessa, mentre l'altro sobbalzava e lacrimava a forza di ridere. Poi il Toscolano tornò a guardare l'oriuolo, e accavallando una gamba sull'altra, e battendo il tempo col tacco, si pose a cantarellare sull'aria dei cospiratori nella Madama Angot: Bisogna che me ne vada!

Lalla, ci casca per inesperienza. Bisogna impedire che la cosa si faccia seria. Certo, bisogna salvarla. Bisogna salvarla! La stessa osservazione, la stessa maraviglia, i medesimi commenti, si erano fatti al club fra il Toscolano e il Rebaldi.

La generalessa e la Bertù gli avevano tolto il saluto; il Toscolano riferiva che il Vharè andava tutti i giorni a desinare a scrocco dalla Soleil; i due Lastafarda, quantunque gli facessero il bello sul muso, perchè avevano paura di buscarsi una sciabolata, ne dicevano di cotte e di crude sul suo conto.

Giacomo, su le prime, se la cavava con bastante disinvoltura, tanto per mostrare a Lalla che aveva spirito e che sapeva far buon viso alla disdetta, ma poi, rodendosi dentro perchè quell'altro non dava segno di voler andar via, a poco a poco diventò taciturno e imbronciato. Vieni o rimani? gli domandò alla fine il Toscolano, dopo un momento di silenzio. Rimarrei, se la contessa lo permette.

Il Toscolano e il Rebaldi sono persone... indifferenti e senza conseguenze! E tu, mamma, credi il Vharè... pericoloso? Non gode certo una buona opinione rispose ingenuamente la duchessa, che non aveva notata l'ironia birichina della figliuola. Oh, sai!... Ci vorrebbe altro!... Preoccuparsi di tutte le chiacchiere!

Io... bisogna che me ne vada! e così dicendo il Toscolano cacciò le mani in tasca e si sdraiò ancora più comodamente nella poltrona. Lalla si godeva assai vedendo quell'altro che pareva sulle spine, in fondo al cuor suo, provava una certa inquietudine, un timore vago, indefinibile... insomma, aveva un gran piacere... a non restar sola col Vharè.