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La Soleil capì, subito, che avrebbe finito coll'amare il Vharè, e coll'amarlo forse tanto, quanto non aveva mai amato fino allora; e tutti questi suoi sgomenti una sera che, per caso, furono lasciati soli nel camerino, ella glieli confidò candidamente, come le uscivano dal cuore che pareva le si risvegliasse allora, dopo un sonno lunghissimo.

Se la Desirée Soleil continuava ancora ad ostinarsi sul no, il conte Pier Luigi finiva matto come il principe russo. La passione amorosa del vecchio libertino non era paziente come quella del duca Prospero, ma era quasi feroce. Non gli lasciava tempo, lena di pensare ad altro, lo occupava interamente, irritandolo e facendolo soffrire.

Stasera canto!... Cercando una scusa, un'arma per difendersi, per farsi rispettare, non ne aveva trovata una migliore. Ma non era più, adesso, la Desirée Soleil che lottava contro il principe dei venti villaggi, no; non era che la buona Andreina, la quale sentiva di non poter invocare in suo aiuto l'onore, il pudore, perchè quell'uomo ch'ella amava, avrebbe potuto deriderla; e però disse quelle semplici parole stasera canto tremando e piangendo, le mani giunte e con un'espressione di sgomento così viva che faceva piet

Se però gli altri non lo vedevano, egli, per far piacere ad Andreina, era amabilissimo anche col Vharè; e quando il camerino della Soleil rimaneva aperto, la adocchiava dalle quinte in faccia, coll'aria di uno studentello innamorato, tenendosi, per paura di compromettersi, mezzo nascosto dietro il pompiere.

Lalla, come aveva voluto, rimase dunque a Borghignano; e mentre Giorgio andava continuamente innanzi e indietro da Roma, ella perdeva il tempo e la pace a commettere imprudenze col Vharè, spinta dalla sua gelosia per la Soleil. Adesso però, la duchessina, per quanto facesse, non poteva ricuperare, tutto intero, il cuore di Giacomo.

A Borghignano i vigili della morale, distratti dai debiti del Vharè, dal gran successo della Soleil e dell'amore accanito del conte Pier Luigi per la bella diva, ormai non si occupavano più che tanto della contessa Della Valle, la quale per di più, essendo in lutto, si lasciava vedere pochissimo.

Lalla non gli aveva mai fatto parola a proposito della diva, nemmeno per dirgli che la Soleil cantava bene; ma quella sera essa voleva parlare e intanto lo fissava sorridendo... e fissava pur sorridendo l'occhiello del suo frak, dov'erano infilate alcune violette. Bellissime... Mi spiace, duchessina, ma non posso, non oso offrirgliele. Teme un dolce rimprovero?

E questa sua freddezza non era punto studiata. Non era una delle solite simulazioni; la sentiva proprio spontanea nell'anima e cresceva ogni giorno. Quando venne a sapere che, terminata la stagione d'opera, la Soleil si sarebbe ancor fermata fino ai primi di maggio a Borghignano, d'onde poi sarebbe partita per Genova e quindi per l'America, Lalla non se ne curò, non ne parlò nemmeno col Vharè.

Borghignano, in quei giorni, era commossa da un grande avvenimento: la Presidenza del teatro dell'Opera aveva scritturata, per la prossima stagione di carnevale, nientemente che la diva Soleil per cantare nella Forza del destino e nell'Aida. Non si parlava d'altro; e tutti, pareva si fossero data la parola per riferire e ripetere alla Della Valle, magnificandola, la straordinaria notizia. I Lastafarda, il Rebaldi, il Toscolano discutevano dinanzi a lei, se e quando la diva aveva fatto la pace col Vharè; ma poi, sopravveniva la Calandr

Giacomo vedeva bene che la Soleil non mentiva, e gli piacque la sincerit