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Quella, ch'un tempo per l'erbose sponde de l'ampio laco de l'antica Manto fece tenor cantando al gran Menalca: quella, quella or risponde al vostro Mopso. Volgi a me i lumi o diva, ch'in que' lumi godo del ben del ciel: la lingua snoda dolce mio santo amore; da quella lingua sente 'l mio cor dolcezza più ch'umana.

"Forse Minerva, l'äustera diva, "Si vendica di me; greggia votiva "Non reco; nel suo tempio "Prima di questo giorno io non entrai; "Gli amori, il vin, le rose io sempre amai!; "Minerva ama il trapezio!

Oh, lo conosco, il vostro cuore! un limone strizzato! gridò la diva, ridendo liberamente, in quella che la sua mano si accostava alla maniglia del saliscendi, per aprire il santuario. Prostrati, Marcello! Ecco la leggiadra Violetta che appare, «misteriosa, altera, croce e delizia al cor».

Superbo Po, ch'a la tua manca riva tutto lieto ti volgi d'ora in ora, per mirar lei, che le tue piaggie infiora, e ti fa in mezzo l'onde fiamma viva; che fa la nostra, ho da dir Donna, o Diva, lei, che del ben del ciel l'alme innamora? Oh fosse lunga a lei la mia dimora! Pensa ella almen ch'io di lei pensi o scriva?

Nello stesso tempo che il passato risorgeva più bello e più cara nella memoria del Vharè, il fascino di Lalla, com'è naturale, scemava assai. Del resto, anche l'amore della duchessina procedeva a sbalzi: ora pareva insensibile e indifferente, ed ora aveva gli slanci, gli abbandoni e le esigenze più appassionate. Ma, in ogni caso, e più caro nella memoria del Vharè, il fascino di Lalla lo amava più per gli altri che per stesso. Al teatro, in quelle sere d'opera, le ripetevano tutti che il bel marchese si era fermato a Borghignano perchè c'era la diva a cantare, e Lalla voleva far sapere e far credere che invece il Vharè vi si era fermato per lei, solo per lei, e la sua vanit

Tutte queste fortune gli amici della diva le sapevano a memoria, ma le stavano a sentire ogni giorno, senza interromperla, sfogandosi negl'intervalli, non potendo farlo colla padrona, ad abbracciare l'Assunta, la compiacente cameriera, con certe strette così furibonde da toglierle il respiro.

Adesso era Lalla che faceva il muso; un musino incantevole. Parla, andiamo; sarò buono, sono buono; a costo di essere.... un imbecille! No... No!... Vada... Vada all'estero, raggiunga la diva; quella non ha scrupoli, e non lo rende ridicolo!

Dacchè pel fallo prisco doloranti Alla luce veniam, qual dolci aïta Ne' genitorï è data a' nostri pianti! In ogni coppia umana, onde la vita D'altri umani si svolge, ecco una diva Pe' figiuoletti carit

Splendono innumerati i santi modi Con che rammenti agli uomini il Signore, Con che il Signor medesmo offerir godi Alla vista de' popoli ed al core; A te non basta in mezzo a preci e lodi Sull'ara alzar la diva Ostia d'amore; Fuor de' delubri, tu la traggi, e in pie Feste l'elèvi per le dense vie. Perchè iroso talun le venerande Processioni con ribrezzo guata?

I giornali milanesi, nell'anno 1877, quando Adelina Patti cantò alla Scala, non la chiamavano altrimenti che col titolo di Diva. L'incenso delle adulazioni e delle iperboli ammirative fu lautamente pagato dai preti-appaltatori, che lucravano sull'idolo, Non apparvero mai, sotto forma di giudizii critici, le più scempie ampollosit