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S'intende e va da che su quel palcoscenico, anzi tra le quinte, i tenori, i baritoni, le prime donne, gli facevano i più leggiadri sorrisi del mondo. Il suo primo discorso, o, come direbbesi in gergo teatrale, la sua aria d'uscita, ebbe applausi e complimenti d'ogni parte. Ma appunto da quell'ora incominciarono gli assalti della bieca combriccola, che mentisce il nome e la dignit

Nancy si alzò rapida per tornare dietro le quinte da Anne-Marie. La sconosciuta si volse e rialzò il velo. Il mio nome è Villari, disse.

Attila balza in piedi esterrefatto dall'orribile sogno.... Uldino.... Uldin!... Non hai udito?... Caspita! lo sento ancora! mormora Uldino.... E il terribile Attila, sguainando la spada, corre furioso per la scena e grida verso le quinte: la gelatina!... sto male di voce.... la gelatina dopo l'adagio!

Poi sollevò la testa imparruccata, distese le braccia e, lentamente, gravemente, pronunciò le fatidiche parole: , e mi vedrete quando verrò a giudicare gli uomini alla destra del mio divin padre. Uno dei manigoldi finse di percuotere G. C. su la faccia e dopo tre o quattro secondi il suggeritore, tra le quinte, battè le mani per simulare lo schiaffo. Allora Caifasso rimandò G. C. a Pilato.

Nel mentre che Attila ritorna verso la ribalta per cantare l'adagio dell'aria, Uldino va a levare una presa di tabacco dalla scatola di una corista che si mostra dalle quinte in abito da vergine romana, e frattanto da un'altra quinta sbuca la moglie del basso con un vasetto ed un cucchiale tra le mani.

Don Pio guardò il Rosati e atteggiò le labbra a un lieve sorriso di scherno vedendo quel tugurio basso, tutto pieno di tavole, i quartaroli del vino posati sulle panche e vedendo sopratutto quei pezzi d'uomini di bandisti aggruppati sopra il palcoscenico, con le quinte più basse di loro e le teste che rimanevano celate dal palco; ma fu un sorriso impercettibile, e messosi l'occhialino all'occhio sinistro si accostò alla sora Lalla e le stese la mano.

Napoleone I, il generale, il capitano, l'aiutante hanno esaurito la loro parte e guardano, inquieti, tra le quinte. Nessun indizio di granatiere. Allora, il grande imperatore, per non compromettere la situazione, si volge verso il generale e, additando il mare, dice con accento malinconico: Questo mare mi ricorda il più bel giorno della mia vita. E a voi, generale?

Lo stato maggiore resta , a guardarsi uno con l'altro, come tanti scemi. Alla fine, il generale dice al capitano: Io mi ritiro; se arrivasse il granatiere, prevenitemi, per avvertirne l'imperatore. E rientra fra le quinte anche lui. Il capitano, a sua volta, sfodera la spada e grida all'aiutante: Il mio dovere mi chiama: se giunge il granatiere, avvisatemi subito. E via.

Da otto giorni, Cardello si esercitava a far andare e venire dalle quinte di carta la cerva, personaggio importantissimo, che dava il latte ai due bambini nel bosco dove Santa Genoeffa viveva coperta di stracci, e a far muovere il macchinismo dell'ultimo atto, quando l'anima della santa doveva salire in cielo fra una gloria di angeli e di serafini, opera di don Carmelo, che la restaurava, incollando, dalla parte di dietro, pezzetti di cartone alle ali dei serafini sgualcite e alle nuvole strappate.

Se me ne venisse voglia, ci è il fattore, un uomo che si può far andare in estasi con una nota filata, che s'inginocchierebbe ad adorarmi se gli cantassi una romanza, e che dice le più innocenti schiocchezze che siano mai uscite da una bocca che non canta. E non ti vengono mai in mente i tuoi trionfi, le belle cene, i tuoi debutti, i sospirati quartali ed i non sospirosi amori delle quinte?