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Datemi gli trenta scudi in pegno per tutto oggi, e mi contento; delle vostre vesti io non me ne curo altrimenti. PANURGO. Conoscete voi quel medico? FACIO. Conosco benissimo. PANURGO. Vi contentate ch'egli ve gli dii per me? FACIO. Contento. Ma perdonateci, di grazia, se non sapendo questo, fusse trascorso piú del dovere. PANURGO. Gerasto, vedete quel galante uomo? GERASTO. Vedo.

E Cencio destinato dalla madre allucinata a grandi cose non curò imparare l'arte del padre, si diede dell'aria e finì, ostentando una condizione che non era la sua, a precipitarsi nel vizio e vendersi finalmente al primo ministro dei piaceri di un'Eminenza.

71 Voltaro i malandrin tosto le spalle, che 'l soccorso lontan vider venire, e se appiattar ne la profonda valle. Il paladin non li curò seguire: venne a la donna, e qual gran colpa d

Soggiunse, levandosi: Andiamo, dunque. Venite? Io fui l'ultimo ad alzarmi, per vederla d'innanzi a me. Ella non si curò di scuotere dalla sua veste i fiori dell'olmo; che sul terreno intorno avevano composto un tappeto soffice, seguitando a piovere, a piovere senza tregua. In piedi, rimase l

Volgeti a me, parlami sine perplexitate: sei Gerasto come hai detto a me, o Narticoforo come hai detto a costui? PANURGO. Mira con che arroganza mi parla! hai tu qualche imperio sovra di me, che sia forzato a dirti io chi sia? Io son chi piace essere a me. NARTICOFORO. Io non mi curo che tu sia chi piace essere a te, ma non vorrei che dicessi che sei me.

Ei si curò poco di orbare i viaggiatori dello spettacolo di quel ponte monumentale, uno dei più belli d'Europa, che congiunge due colline, anzi due montagne. L'architetto, secondo la leggenda, avendo domandato a re Nasone, che volle visitarlo stando a caccia a Persano, come trovasse l'opera sua, re Ferdinando rispose: Eccellente. Sire, ne sono incantato.

Li uomini non avevan potuto ancora bene accomodare le mani in torno alla base per prendere. Si curvavano tentando di resistere. Biagio di Clisci e Giovanni Curo, meno abili, lasciarono andare. La statua piegò tutta da una parte, con violenza. L’Ummálido gittò un grido.

Buona donna, se altro non mi di', altro non te rispondo. SAMIA. Fingi non intendere, eh? LIDIO femina. Io non te intendo ti conosco e manco d'intenderti e conoscerti mi curo. Va' in pace. SAMIA. Discretamente fai, certo. Alla croce di Dio, che io glie ne dirò bene. LIDIO femina. Dilli ciò che tu vuoi, pur che dinanzi mi ti levi in la tua mal'ora e sua. SAMIA. Va' pur .

PARDO. Mi vo' partir or ora per cotesti luoghi, e come mi sarò informato, tratteremo del matrimonio. A dio. TRASIMACO. Almeno vi parteste con piú creanza; ma t'escusa la vecchiaia, che tutto il mondo non ti scapparebbe dalle mie mani. Assai mi curo io di tua figlia!

Non mancavano che quindici giorni all'arrivo del bersagliere quando io mi ammalai d'una febbre intermittente e dovetti stare a letto. Mio padre che, sebbene fosse molto burbero, mi voleva bene, chiamò subito il medico, e mi curò come se si fosse trattato di una malattia grave. La povera Amalia, che m'aveva preso tanto affetto, era spaventata all'idea che dovessi ancora stare in letto quando sarebbe tornato il bersagliere. Domandava dava ansiosamente al medico: Potr