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E Cencio destinato dalla madre allucinata a grandi cose non curò imparare l'arte del padre, si diede dell'aria e finì, ostentando una condizione che non era la sua, a precipitarsi nel vizio e vendersi finalmente al primo ministro dei piaceri di un'Eminenza.
Voglio. Imperiosa, l’incalza, l’afferra per i polsi. Mortella. Tutto ho udito, tutto ho veduto. Giana. Come? dove? Non sai. Ti smarrisci. Allucinata sempre, ubriaca d’infamie sognate. Mortella. Lasciami! Ho ribrezzo di te, di me anche. Ho spiato, ho seguìto, ho ascoltato. So tutti i luoghi nascosti, conosco tutti gli angoli, tutte le ombre. Iersera... Ah, lasciami! Giana. No. Di’. Vergógnati.
Nancy riconobbe la musica. Era la «Romance» di Svendsen. Anne-Marie, sempre ritta e immobile col braccio teso, come una piccola profetessa allucinata, sussurrò: Senti? E' questo il pezzo che era bello, e che lui non ricordava! E' un violino, cara, disse Nancy. E sedette sul lettino della bimba. Ma Anne-Marie ascoltava, immobile.
Io tremavo, al sentire mani unghiate di ghiaccio pettinarmi a piccoli strappi i capelli, che mi stavano ritti sulla testa! La mia Anima accanto a me, sommersi gli occhi nel sogno, borbottò, come una mendicante allucinata: Vedi? Questa bevanda ha la soavit
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