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Il povero nonno, accasciato dalla malattia nel suo letto di sofferenze, non poteva lasciarci partire, e si teneva la bimba stretta per mano, quasi avesse timore che le sfuggisse per sempre; voleva ancora un altro bacio, poi un altro, e ancora un saluto, e una carezza sui capelli, poi non potendo più reggere all'angoscia ricadde sull'origliere con un singhiozzo... e ci lasciò andare.

E, alla scoperta, baciavo Lidia lungamente e andavo con lei in barca, la sera, remando io, sotto il pulviscolo lunare, ch'era tutta una retorica. Una notte ch'ero penetrato nella camera di Lidia, questa si svegliò, mi prese le mani dicendo: Sei tu, ? Che fai? E tu, chi sei? Io? Io sono la tua bimba, la tua bimba piccola! ella rispose colla voce assonnata.

La piccola Nancy, che l'aspettava in Italia (oh, non avrebbe avuto molto da aspettare! Ancora un po' di tempo, ed Edith sarebbe completamente guarita!) le scriveva una lettera, tutta d'amore e di tenerezza, dicendole di far presto a guarire! La vita senza Edith, scriveva la bimba, era un brutto sogno; l'Italia senza Edith non era che una macchietta verde e un nome sulla carta geografica, ma in realt

La bimba, così sola, rideva, piangeva, si arrabbiava, si spaventava, poi, sola sola, tornava a confortarsi.

Naturalmente. Ah, Bardelli, come ci avvezza male! Ma, signora Diana... principiò il professorino. Dovette però interrompere la frase, perchè Bebè gli tirava i capelli. No, Bebè, no... Appena la bimba vide che il suo amico si occupava di lei le sue mani si allentarono spontaneamente, ed ella parve tutta assorbita da un grande sforzo intellettuale. Bardelli ebbe un'inspirazione luminosa.

Paolina, lieta come una bimba che sia riuscita a recitar bene il suo compito, momentaneamente pacificata con , con l'ospite, col marito il cui contegno si conservava naturalissimo, disimpegnò le funzioni di padrona di casa con un garbo ammirabile, e finito il pranzo, reso gajo dalla conversazione di Tonino Grim *, prese sotto il braccio la mano di Cecilia Rigotti e l'invitò a far seco una passeggiata ai piedi della collina, che nella quiete solenne s'incoronava degli ultimi splendori del sole.

15 marzo 1879. Ho riveduta la A., quella ragazzina che mi fece tanto bene! Nell'agosto del 1877 forse mi sarei ucciso. Da due giorni ero in uno stato di abbattimento spaventoso. Trovai quella bambina, le diedi dei soldi, la baciai, la accarezzai, la tenni con me, e una voce di dentro al cuore mi disse: Somiglia alla bimba che tu avrai dalla tua Lidia! Fui tranquillo, felice, guarito. La realt

Davanti a tutti poi, una bimba, con una cappa nera, con una bacchetta in mano, in atto di fermare il treno. Il professore osservò quei scarabocchi e disse: Non c'è male, ha dell'attitudine a cogliere il lato ridicolo delle cose, e una certa facilit

Per la povera Paolina fu un colpo tremendo. Trovarsi sola, vedova, a ventitrè anni, con una bimba sui ginocchi, in una posizione non ben definita, con dei parenti poveri e senza conclusione, trovarsi così, povera diavola! era un brutto pensiero. Per fortuna trovò nel socio di suo marito un galantuomo, che le disse: Senta, Paolina, alla morte rimedio non c'è e per me è come se fosse morto un mio fratello; ma se non può richiamare chi se n'è andato, sotto il riguardo degli interessi stia col cuore tranquillo. Questa bambina non perder

Ed egli prese le cose che aveva nelle sue mani di giglio, e se le pose in tasca; poi strinse l'una e l'altra mano dell'Irma; e ci stavano per intero, la manina ed il piccolo braccio della bimba, nella sua forte mano. Oh, lulù, lulù! esclamò ad un tratto gioiosamente la bimba, dondolando con la voce la testa e le chiome. Lulù, vuol dire? chiese lui. Lulù vuol dire il lago. Perchè?