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Vergògnati, uomo, e raguarda e' tuoi difecti, però che hai materia di vergognarti da qualunque lato tu ti vòlli. Ma tu non ti vergogni, perché hai perduto el sancto e vero timore di me. Ma, come la meretrice che è senza vergogna, ti vantarai di tenere il grande stato nel mondo e d'aver la bella fameglia e la brigata de' molti figliuoli.

Sentii compassione di lei, e le dissi: Se non fossi tuo padre, potrei burlarmi della tua leggerezza e riderti in faccia!... figlia d'un povero maestro, tu aspiravi dunque a diventare contessa?... vergognati del tuo orgoglio, e rassegnati al destino che ti condanna a non guardar tanto in alto!... Procura d'aver coraggio... e rinunzia a questa prima affezione!...

Ahi! misera madre, apri gli occhi e guarda con alcuno rimordimento quello che tu facesti; e vergógnati almeno, essendo reputata savia come tu se', d'avere avuta ne' falli tuoi falsa elezione! Deh! se tu da te non avevi tanto consiglio, perché non imitavi tu gli atti di quelle cittá, le quali ancora per le loro laudevoli opere son famose?

Mortella. Dov’eri iersera con lui? In fondo alla scala dei Delfini, lungo il muro delle Cariatidi... Giana. Vergógnati. Mortella. , mi vergogno. Questo avete fatto di me. Ho spavento del sangue che mi rimane. Si giunge a questo, si conosce questo, si diventa così; e non si finisce mai di morire! Giana. Hai sognato, hai sognato. Intendi? Mortella. Lasciami! Giana.

Attesi: Quando fu notte alta, vidi fra le ballerine apparire la servetta della mia signora polacca a cui la frase, vergognati con gli occhi fuori della testa, non produceva alcun effetto morale. La Polonia, dunque, era sola in casa. Allora mi avviai, ed ero ben risoluto: il cancelletto era aperto e la sabbia del viale non produceva alcun rumore. Povera e buona signora!

Voglio. Imperiosa, l’incalza, l’afferra per i polsi. Mortella. Tutto ho udito, tutto ho veduto. Giana. Come? dove? Non sai. Ti smarrisci. Allucinata sempre, ubriaca d’infamie sognate. Mortella. Lasciami! Ho ribrezzo di te, di me anche. Ho spiato, ho seguìto, ho ascoltato. So tutti i luoghi nascosti, conosco tutti gli angoli, tutte le ombre. Iersera... Ah, lasciami! Giana. No. Di’. Vergógnati.

Due realisti, due naturalisti, due veristi del tempo loro; che facevano dell'arte larga, dell'arte grandiosa; che volevano lode e fama, anche accettando le commissioni dei potenti, e si sarebbero vergognati di fare un quadruccio, anche quando, non che venderlo ad un borghesuccio arricchito, dovevano regalarlo a qualche poeta di strapazzo, loro compagno di cena.

E babbo Frascolini, anche lui, la perdè la pazienza, e cantò chiaro sul muso al bambinone, che pecunia da buttar via non ne aveva altra, dandogli in pari tempo una buona lavata di capo per il suo ozio, la sua vitaccia, il suo vestire da bell'imbusto, tutto leccato, profumato, unguentato. «Il figlio di un segretario di campagna! vergognati

Ed ella: Fuggi, Guiberto, fuggi sollecito in nome di Dio! chè da un momento all'altro non saresti più a tempo. E tu, abate di Cluny, uomo fino ad ieri senza macchia, vergógnati e péntiti di essere disceso al mestiere del sicario.

Aveva molti scatti di sdegno contro la fanticella très-laide, e peggio: chè, spesso di giorno, spesso anche di notte, era trovata assente, sotto il pretesto delle danze campestri al lume della luna. Le diceva sempre: Vergognati gli occhi fuori della testa! Doveva essere una espressione polacca. Per conforto io dovevo cantare. Voi cantavate?