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«, speralo, perchè ogni buona opera dee ricevere il suo premio anche in terra, e tu ne avanzi molti di questi premii. Or via, lasciami condurre a fine il mio duello, e poi mi ti porrò al fianco per non lasciarti mai più. Fedeliaggiunse parlando ai Saraceni «s'io muoio, questi è il signor vostro; ogni ferita che darete in pro suo, sar

Non le importava quel che avrebbe potuto pensare: l'interessante era di vederlo, subito... Adattossi la toque senza guardarsi allo specchio, si avvolse nel suo mantello... In quel momento l'uscio a fianco si aperse e la viscontessa, con indosso un accappatoio bianco, bianca ella stessa come una morta, si avanzò verso di Massimiliana. «Tu esci... a quest'ora?...» Anch'ella non aveva chiuso occhio, in quella notte d'angoscia, porgendo ascolto ad ogni rumore che venisse dalla stanza vicina, con la febbre della paura. «Lasciami!... lasciami andare!...» diceva Massimiliana; e la debole donna l'aveva circondata con le sue povere braccia, cercando di trattenerla. «Maxette... in nome di Dio!... Non voglio che tu esca...» «Lasciami andare! non aver paura...» «No!... verrò io stessa, piuttosto... aspettami; il tempo di vestirmi...» ma le forze l'abbandonavano sempre più, la sua respirazione si faceva affannosa. «Va a letto... non aver paura!...» ripeteva Massimiliana, allacciandosi il suo mantello con le mani tremanti; «ho bisogno d'aria... il tempo di respirare l'aria fresca del mattino...» «Maxette!... Maxette!...» insisteva la viscontessa, afferrandosi a lei, passandole una mano scottante sulla fronte agghiacciata. «Maxette... non andare!... non morire!...» Allora ella proruppe, svincolandosi: «Ma è lui che muore!... lui che sa tutto... la mia vergogna... e la vostra!...»

Flora lesse e impallidì: però dopo un istante, senza smarrirsi, riprese: Lasciami questa lettera, zia, gli parlerò io. , , gli devo parlare. Non si può abbandonare un'anima che soffre. Non c'è nulla che vale più d'un'anima. Dov'è? andiamo subito da lui: forse ho gi

Lasciami fare, Costanza, letizia mia! Calpestami sotto i tuoi piedi! Morire per te è la sola cosa degna di essere ambita!

Lasciami direi esclamò. Poter dire ciò che si pensa è il solo privilegio della vecchiaia! Abbiam dovuto mandare a prenderlo! osservò Nicla. Egli non ci voleva più, non ci amava più!... Nicla era tutta vestita di bianco, e attraverso una camicetta leggera trasparivano la sommit

E la voce le tremava nella menzogna, come se quella bambina potesse avere tutto capito nel dramma appena incominciato la sera innanzi: Le tue scarpette debbono essere dentro al comodino della mamma; ecco le calze, mettile da te. Che cosa mi fai fare nella tua camera? Quello che vuoi. Ma se non abbiamo niente. Ci metteremo al sole. Mi fa male: lasciami qui, non ho più voglia di alzarmi.

Figurati se avessi dovuto dare un contrordine. Lasciami leggere. Vado subito. Ah! naturalmente il tuo domestico esce con te. S'intende. Mi toccherebbe metterlo a parte del secreto e non conviene. S'intende. Ah! un'altra cosa. C'è stato un imperatore romano incisore? Uh che dici? C'è stato un incisore chiamato col nome di un imperatore romano? Un incisore famoso? No.

Fuggite, se avete un bambino, e se quello è ancora vivo tra le vostre braccia. Io fui madre! Ugo ridomanda: Ma come? E l'uomo: Che giorno d'estrema ruina! Ma il sire di Saluzzo e quello di Susa resisteranno ancora! Io sarò con essi! Donna, lasciami! Io voglio essere con essi! E la donna: O Signore, perchè non mi avete uccisa insieme al mio bambino?

Quanto piú dura a scoprirsi questo tuo amore tanto piú goderai. Dove ti volgi? parli meco e non m'ascolti, tu miri alla fenestra sua, non sei ancor sazio di mirarla? Su su, partiamoci. LAMPRIDIO. Or ora. MASTICA. Togliti i tuoi danari, che vo' far quanto ho detto. LAMPRIDIO. Lasciami salutarla; non la vedi per i buchi della gelosia? MASTICA. Come puoi tu veder tanto?

Lasciami, sgombra: a la battaglia il loco, La speme al petto, al dir l'ora gi