United States or Comoros ? Vote for the TOP Country of the Week !


TRASIMACO. Ci ho fatto il callo a simil battaglie, non è questa la prima volta: eccomi qui sano e salvo, in carne e in ossa; mi è passato il dolore, e sento piú dolore che sia stato un solo, che delle bòtte. TRINCA. Lo potete andare a trovare, se volete far la vendetta. TRASIMACO. Bisogna tempo e commodo per le vendette, e non correre a furia. E poiché s'è fuggito, mi si rimollisce lo sdegno.

TRASIMACO. Vien qua tu; è vero che hai detto mal di me? ché vo' farti in mille pezzi, ti guasterò tutto. GULONE. , che è vero. TRASIMACO. Or, poiché hai confessato il vero, ti vo' perdonare. Tristo te, se me dicevi la bugia, tanto m'è nemica. GULONE. Io voglio dir di nuovo mal di te. TRASIMACO. Fatti in che non lo senta, ché non me ne curo. GULONE. Io vo' che tu lo senta.

TRASIMACO. Dico di certe sue virtú illustri. TRINCA. , , ch'era un gran musico... TRASIMACO. Come musico? TRINCA.

GULONE. La tavola ben acconcia è il mio steccato, dove, con uno glorioso appetito e animosissimo ventre, mi riduco assai volentieri a scaramucciare e menar le mani. TRASIMACO. Non piú, ché ragionando di mangiare non finiresti tutto oggi. Hai conchiuse queste benedette nozze?

TRINCA. Parlate basso, di grazia, che non fusse qui da presso, e vi sentisse. TRASIMACO. Sia maladetta quella maladettaccia sgualdrinaccia della fortuna, che mi fa udir questo. Ch'io parli basso? qual barba d'uomo mi basta a far paura? Vo' gridar che mi oda: vo' chiamarlo. O Gulone, Gulone, o furfantissimo Gulone! TRINCA. Egli ha poca voglia di far bene: verrá gonfio d'ira a far questioni.

TRASIMACO. E vo' che veggiate che conto tengono di me i principi del mondo: ho pieno il petto, i calzoni e le valiggie di lettere che mi mandano. Ecco quella a punto del Gran Turco: All'illustrissimo e strenuissimo cavaliero, il capitan Trasimaco de Sconquassi, mio carissimo amico e generalissimo delle mie genti.

GULONE. È vero che l'ho promesso; ma, venendo a casa vostra, mi incontrò un amico, mi portò a casa sua, e mi diè a ber vini tanto grandi e fumosi, che m'empirono lo stomaco e il capo di fumi, che non vedeva la via per tornare, e fu bisogno dormir a casa sua. TRASIMACO. Affogaggine! Mancar della promessa non è ufficio d'infame?

TRINCA. Dice che ci prattica per udir quelle sue millanterie, e se prende spasso de fatti suoi. Onde il padrone in modo se trafisse queste cose nel capo, che non sarebbe possibile cavarnele piú. TRASIMACO. Mi avete detto a bastanza, perché la materia abonda troppo. TRINCA. È piú di quello che mi avete dimandato.

Mi vergogno di me stesso, ardo d'ira e di sdegno, ma suspico che trama d'amore ne sia cagione. Ma ecco mi sovragionge quest'altra seccaggine del capitano. Non so che voglia questa bestia da me; fuggirò per quella strada. TRASIMACO. Fermatevi, gentiluomo, nella cui figlia è fondato il trionfo della illustre mia generazione. PARDO. Ho da far altro, perdonatemi.

GULONE. Se non bevo una voltarella e inumidisco il palato e la lingua e ristoro la virtú, vengo meno. TRASIMACO. Non puoi dir o no? GULONE. Son cosí affamato, che vedrei la fame nell'aria: il ventre sta vòto e si bacia con la schena di maladetti baci. Ascolta come gorgoglia. TRASIMACO. Che sei di razza di cavalli, che, quando stai digiuno, il ventre gorgoglia? Odi.