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LECCARDO. O Dio, dove andrò per trovare don Flaminio? LECCARDO. O signor don Flaminio, buona nuova! la mia lingua non t'apporta piú male novelle. DON FLAMINIO. E la mia ti apporterá grande utile. LECCARDO. Non sapete il successo? DON FLAMINIO. Non io. LECCARDO. Come nol sai, se il sa tutto Salerno? DON FLAMINIO. Nol so, ti dico. LECCARDO. O nieghi o fingi per burlarmi.

Mi guardava con occhi stupiti, non sapeva rispondere alle mie interrogazioni, aveva paura dei miei scatti, delle mie pretese che la facevano strabiliare. Mi piaceva appunto per questo. Mi aveva raccontato la sua triste storia; non le avevo creduto, per suggerimento di Grigoni. Non credere a quel che raccontano coteste infelici, mentiscono tutte; ma fingi di crederle.

S'io rubalda qual or m'hai depinto io teco fusse, o maldicente donna, rubalda anco sarei con mia madonna, c'ha fatto l'uomo e non, come tu, finto. Tu fingi l'uomo, anzi tu 'l stempri e spezzi, tu 'l snervi, tu 'l disossi, guasti e spolpi, e poi, se mal gli vien, Natura incolpi, che piú d'un uomo una formica apprezzi.

Valgono i bovi, valgono Le scope ed i pitali.... Tu solo, in tal dovizia, Gabrio, tu nulla vali. Se a piè mi incontri, o Gabrio, Meco a parlar ti fermi, Se al corso in cocchio transiti, Fingi di non vedermi. Io, più cortese e amabile. Dalla pedestre folla Ti grido ognor con enfasi: «Addio, superba chiolla!

C'è sempre stato in me un istinto che io suppongo derivato dalle mie tendenze letterarie; un istinto a vedere il quadro e la plastica in ogni cosa; guardai Lidia perciò con sincera compiacenza; ella pareva una leonessa ferita, dritta nel fondo della camera, gli occhi pieni di sdegno; bellissima. Perchè fingi, Sergio? ella disse. Perchè fingi di non capire quel che ho sofferto?

Squadra, tu pur sei nato tra marioli e truffatori e hai fatto star piú tristi uomini che non son questi: perché manchi a te stesso? Hai dormito fin ora, risvegliati, piglia il tuo ingegno usato: squadra, pensa, fingi, machina qualche cosa. SQUADRA. Questo qualche cosa non será intento.

In nome mio tu vanne, mostrati lor: ben sai che sia la plebe; seco indugiar fia il peggio. A piacer tuo, fingi, accorda, prometti, inganna, uccidi: oro, terror, ferro, parole adopra; pur che sien vinti. Va, vola, ritorna. NER. Seneca, e tu, guai se d'uscir ti attenti della reggia:... ma statti da me lungi, ch'io non ti vegga.

Non dirgli che ti ho parlato soggiunse la zia Vincenzina ma fingi d'essere venuta qui da te, a caso. Eccolo che esce ora in compagnia di suo zio. Va loro incontro e procura di scoprire i suoi pensieri. Noi vi raggiungeremo poi: oh si, dobbiamo combattere tutt'insieme questa grande battaglia. Va, e che la Madonna ci aiuti tutti, cara la mia figliuola!

In somma, io era tutto il tuo bene, or non so come son divenuto tuo figliastro: o fingi o t'infingi non accorgerti de' miei affanni, e sai che solo sei segretario de' miei pensieri: non t'amo da servo ma da fratello, e ti dono sempre.

Non meritava egli l'insulto, con quella sua apparenza di tristezza, dove chi sa quante altre donne sarebbero cadute ingannate, con quella sua ipocrisia di tenerezza e di languore, dove ogni cuor semplice si sarebbe lasciato prendere? Perchè sei ipocrita, anche? gli domandavo per provocarlo. Io? Io? , tu. Non fingi di esser triste, tu? Non fingo, sono triste. Tu sei un gaudente, niente altro.