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Gerasto, sète contento voi per i trenta scudi? GERASTO. Contento, anzi vi servirò adesso adesso, che anderemo in casa: voi restate meco. FACIO. Volentieri. PANURGO. Orsú, io vi lascio insieme, ch'io vo per una cosa importantissima e serò a voi tra poco. GERASTO. Idio vi facci sano! FACIO. E voi sano e contento! GERASTO. Accostatevi, galante uomo. FACIO. Voi giá vi contentate per i trenta scudi?

Egli mi rimproverava ch’io fossi venuta, e per giustificarmi.... Clelia Intanto, la veste è qui.... Perchè? Angiolina Perchè, signorina mia bella, se vi contentate di poche lire, io farò un’altra giratina e cercherò di venderla; altrimenti è proprio impossibile. Clelia Poche lire! Come sarebbe a dire? Una cinquantina? Angiolina Scherzate! Meno di dieci. Per dieci me l’hanno rifiutata. Clelia

Voi, buona gente, vi contentate di pane e di preti!... e venite qui a far baldoria, senza pensare all'jeri al domani; e non sentite, non pensate nemmanco a quel che potrebber fare i poveri diavoli; e se c'è un rinnegato che vi bestemmii le sue imposture, voi tremate! voi non sapete, no, piantar questo nel cuore d'una spia!...

Datemi gli trenta scudi in pegno per tutto oggi, e mi contento; delle vostre vesti io non me ne curo altrimenti. PANURGO. Conoscete voi quel medico? FACIO. Conosco benissimo. PANURGO. Vi contentate ch'egli ve gli dii per me? FACIO. Contento. Ma perdonateci, di grazia, se non sapendo questo, fusse trascorso piú del dovere. PANURGO. Gerasto, vedete quel galante uomo? GERASTO. Vedo.

In camera vi dirò il tutto. FILACE. Melitea, tu entra dentro. MELITEA. Or ora. FILACE. Ca..., canchero, che m'avesti a far dire una mala parola! Voi donne non vi contentate del giusto mai, sempre inchinate al troppo: se vi si concede un dito, ve ne togliete un palmo.

E le Istruzioni politiche ripetevano: «Il partito più forte è il partito più logico. Non vi contentate d'un semplice senso di ribellione nei vostri; o d'incerte, indefinite dichiarazioni di liberalismo: chiedete a ciascuno la sua credenza e non accettate se non gli uomini la credenza dei quali è concorde colla vostra. Non fate assegnamento sul numero, ma sull'unit

PANFAGO. Mi contento di quello che voi vi contentate di darmi, cosí il mio padrone desia la vostra amicizia. MANGONE. Eccovi quindici scudi; in casa vi darò gli altri: potrete annoverargli. PANFAGO. Credo alla vostra parola. MANGONE. Come si chiama lo schiavo? PANFAGO. Amore, padron caro. MANGONE. Di che paese? PANFAGO. Di Donnazapi, della provincia di Rabasco. MANGONE. Che nome voi mi dite?