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Da questa brava signora, il conte Pier Luigi era riuscito una volta a poter avere un abito molto usato della Desirée.

Stasera canto!... Cercando una scusa, un'arma per difendersi, per farsi rispettare, non ne aveva trovata una migliore. Ma non era più, adesso, la Desirée Soleil che lottava contro il principe dei venti villaggi, no; non era che la buona Andreina, la quale sentiva di non poter invocare in suo aiuto l'onore, il pudore, perchè quell'uomo ch'ella amava, avrebbe potuto deriderla; e però disse quelle semplici parole stasera canto tremando e piangendo, le mani giunte e con un'espressione di sgomento così viva che faceva piet

Se la Desirée Soleil continuava ancora ad ostinarsi sul no, il conte Pier Luigi finiva matto come il principe russo. La passione amorosa del vecchio libertino non era paziente come quella del duca Prospero, ma era quasi feroce. Non gli lasciava tempo, lena di pensare ad altro, lo occupava interamente, irritandolo e facendolo soffrire.

A Borghignano, però, tornata la Desirée Soleil, fu compensata delle sue privazioni da un grande e straordinario successo. Andreina non sapeva che a Borghignano si sarebbe incontrata col Vharè, come non conosceva nemmeno la vera cagione del suo abbandono. A Borghignano, per altro, ci fu chi, credendo fare il proprio interesse, volle illuminarla di tutto.

Col Vharè essa non era più la Desirée Soleil, era ritornata Andreina Calziraghi, la semplice, la buona ragazza.

Ma non c'era verso: la Desirée non voleva saperne di lui; prima di tutto perchè amava il suo Giacomo alla follia e gli voleva essere fedele, e poi perchè quel vecchiaccio le ripugnava, le faceva orrore, e glielo mandò a dir dalla sarta che le offriva a nome del signor conte grosse somme di denaro per un giorno, per una notte, per un'ora soltanto.

Egli salutò appena la Desirée, troppo commossa per poter notare il suo turbamento, non salutò affatto il marchese che, ritto in piedi, appoggiato alla parete e, mezzo nascosto da una sottana rossa e da un bournous grigio che vi erano appesi, non lo guardò neppure, ed uscì all'aperto dove si sfogò bestemmiando contro Lalla chiamandola una Faustina, una Brunechilde, una Mirofleda, la peggiore, insomma delle eroine baldracche della razza maledetta dai figli di Gioele... il brenn della tribù di Karnak.

Però, adesso che stava per incontrarla, per rivederla, sentiva che si sarebbero riconciliati e ricongiunti. Se la Desirée, offesa, non avesse voluto più amarlo, era sicuro che la buona Andreina avrebbe domandato grazia per lui.

Quantunque vantasse più magnanimi lombi, sua madre era stata una portinaia che l'aveva avuta dal suo padroncino di casa, un contino biondo e roseo come una ragazza. Andreina aveva dunque nella sua costituzione la schiettezza del popolo e le raffinatezze dell'aristocrazia; le carni rotonde e sode della mamma e la pelle bianca e fine del babbo; aveva del sanguigno e del nervoso ad un tempo; e se alcune volte il sangue materno l'aveva spinta fra le braccia di un qualche gagliardo e bel ragazzotto, il sangue paterno non tardava ad avere il sopravvento, e allora Andreina subiva i fascini d'un volto pallido e delicato. Quando cessò d'essere Andreina Calziraghi per diventare la Desirée Soleil, e non aveva più amanti d'intorno, ma soltanto sudditi e amici, allora si avvezzò presto all'aristocrazia, e tanto bene, che vi pareva nata. Cominciò a contare d'essere la figlia d'un barone francese, che possedeva miniere in America e schiavi di tutti i colori, e a questa paternit

La Desirée Soleil era una francese, di Milano, la quale, prima di calcare le scene, si chiamava Andreina Calziraghi. Era una donna assai bella: il suo corpo avrebbe potuto servire da modello per i contorni ad uno scultore dell'et