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«Quando Napoleone dall'isola d'Elba sbarcò nel golfo di Iuan ai 5 marzo 1815, per riprendere l'impero della Francia, il maresciallo Ney fu scelto dal re Luigi XVIII per tagliare la via della capitale all'insensato perturbatore della pubblica quieteNey, impotente a trattenere le onde del mare, tornò alla causa di Napoleone.

L'illustre missionario don Luigi Bonomi, mi narrò che un giorno, il Mahdi, esasperato perchè non abbracciavano la sua religione, in pieno mezzogiorno, alla presenza di tutto l'esercito, li fece scendere in campo minacciandoli di morte. Visto che il terrore non faceva effetto, li lasciò languire quattro lunghi mesi nella loro capanna, quasi ignudi e senza mezzi di sussistenza.

In quella medesima notte, Lidia aveva pianto; adesso era serena, quasi allegra Perchè? C'è stato Gian Luigi a trovarti, mentr'ero fuori? domandai. No, ella rispose un po' maravigliata. Verr

Come Cavour diceva, trent'anni dopo ai plenipotenziarî raccolti in Parigi: o riforme o rivoluzioni, la nuova monarchia di Francia diceva ai re titubanti: o accettazione dei Borboni secondogeniti o guerra di rivoluzione. I re accettarono e Luigi Filippo tradì.

Tu fosti, o mio Luigi , il caro petto Che, allorch'io dalle Franche aure tornava, Me a quell'insigne amico tuo diletto Legasti d'amist

È noto che Luigi XVIII non si mostrò affatto quello schiavo dello straniero, che lo tacciò l'opposizione invelenita. Quantunque partendo dall'Inghilterra avesse detto al principe reggente le indecorose parole: «dopo Dio, devo il mio trono a questo glorioso paese», pure non gli mancò interamente il senso dell'onore dello stato. il paese dové in minima parte alle sue preghiere le miti condizioni della prima pace di Parigi. Poi, in onta, naturalmente, alla Germania, cercò di strappare lo stato all'isolamento, e al Congresso di Vienna gli riuscì di stringere contro la Prussia e la Russia l'alleanza, che era tanto onorevole per l'abilit

Sono intirizzito, Baccio, e poichè Don Luigi dorme ancora, una fiammata mi farebbe bene. Subito, rispose il campanaro, ma prima vado a mettere in stalla quella povera bestia che è l

La povera giovine sorpresa nel proprio segreto gli contò allora la sua vita degli ultimi mesi, un romanzo di trista e funesta dolcezza. L'infelice s'era lusingata di tradurre in pratica il suo sogno di Brighton. La quiete del Presbitero l'aveva sedotta, ammaliata il carattere timido, pensieroso e malinconico di Don Luigi, allora giovane di aspetto e di forze malgrado i suoi quarant'anni sonati.

Ora, a queste apparenze, chi direbbe che costui è il duca Massimiliano Sforza, il successore dello sventurato Lodovico, morto di crepacuore e d'inedia in Francia negli ultimi anni di Luigi XII; che benchè sieda da tre anni sul retaggio del padre suo, il padrone dello Stato non è lui, e la parte migliore e più forte del popolo non è per lui, che la sua cassa privata è vuota, e non avendo esercito proprio, gli mancano i denari per pagare quel di ventura al quale ha a sborsare ottocentomila ducati d'oro; intantochè Francesco I, re guerriero, ha gi

Certo, soltanto l'antico regime sotto Luigi XVI ha durato assalti in così gran numero e trovato difensori così scarsi, come la monarchia di luglio; e l'opposizione, ora, si lanciava al sovvertimento dello stato con una consapevolezza impareggiabilmente più chiara che non ai tempi di Beaumarchais. Considera la ribellione come un sacro diritto; una rivoluzione della coscienza, del disprezzo seguir