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In quei giorni essa aveva improvvisata un arietta, consimile a quella di Cirillo, ma diversa nelle parole. Ad onta che fosse distratta dal palpeggiamento delle pietre preziose, essa comprese, pare, certe frasi della lettera del cugino d'America, per cui cantava: «A quel che par, a giudicar Altri milioni denno arrivar»

Ma ella cantava dovunque, sempre, appena le domandavano di cantare, posando il suo manicotto o il suo ombrellino, levando la testolina dal colletto di pelliccia che ornava la sua mantellina, come un uccelletto canoro che vive del suo canto e morrebbe, se non cantasse.

Ella cantava pregando. E appunto il pregare contribuiva a rasserenarla. È diventata cosí mistica, cosí religiosa da trovare la serenit

Ogni giorno le si poneva accanto su lo inginocchiatoio; e mentre ella recitava responsorii e rosarii, egli cantava versi osceni, od empii: ella sfogliava un libro di orazioni, ed egli le incisioni turpissime di Marcantonio Raimondi commentate da Pietro Aretino: si studiò sovvertire in lei ogni idea di religione e di morale, a empirle l'anima di dubbio e di paure; ma Lucrezia di coteste diavolerie non intendeva niente, e spesso non vi attendeva nemmeno. Talora, quando il tristo marito stanco di favellare taceva, incominciava ella, o riprendeva a recitare il rosario: per la qual cosa avvenne che Francesco Cènci, invece di aspreggiare altrui, se medesimo tormentasse; invece di spingerla alla disperazione mordesse le sue labbra di rabbia, e stesse per impazzare di furore. Riuscito invano questo partito, scelse altro disegno. Prese a costringerla di ascoltare i suoi quotidiani adulterii: ciò valendo punto a irritarla, empì la casa di cortigiane; non si astenne da parole e da atti capaci di offendere la sua dignit

* Espressione volgare di quell'epoca, che equivarrebbe: a non so nulla. Mentre Topo faceva questi discorsi fra udì in uno degli anditi delle carceri dei domenicani* una voce che accompagnandosi col tintinnio del mazzo delle chiavi cantava l'appresso stornello. * Luogo detto così volgarmente. Che manger

I popoli colti d'una parte della Germania, pe' quali il Bürger cantava, sono inclinati all'entusiasmo. Avidi essi di emozioni, non aspettano che quelle vengano di per ; ma per ottenerne, si aiutano fin anche del meditare.

Poi ch’ell’ avea ’l parlar così disciolto, cominciava a cantar , che con pena da lei avrei mio intento rivolto. «Io son», cantava, «io son dolce serena, chemarinari in mezzo mar dismago; tanto son di piacere a sentir piena! Io volsi Ulisse del suo cammin vago al canto mio; e qual meco s’ausa, rado sen parte; tutto l’appago!».

Poi si accendeva, si animava, diventava forte come il muggire di una tempesta, combattuta come una lotta del cuore. Il motivo intanto filtrava attraverso. Poi si ritrovava ancora solo e finiva con un'eco ripetuta e morente. Ida la sonava e cantava venti volte al giorno. E come lo faceva!... In quei momenti era tanto bella da non sembrare quasi più una creatura terrena.

Quando, lividi in viso, i tessitori Finivan l’opre senza una parola, Trillava fra le macchine pulsanti Una voce, una sola: Egli cantava!... del severo loco Egli, alato ed indomito folletto, Colle mani a la spola, un inno in bocca, E la tisi nel petto. .... A poco a poco indebolì.

Violetta finalmente s’interrompeva, sorridendo d’un sorriso fatuo. Di nuovo, la conversazione languiva. Allora Violetta si metteva al pianoforte e cantava. Tutti ascoltavano, con attenzione profonda. Alla fine, applaudivano. Poi sorgeva l’Areopagita, col flauto. Una malinconia immensa prendeva li uditori, a quel suono, uno sfinimento dell’anima e del corpo.