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Don Vincenzo fece eco alle sue parole; anch'egli trovava che si viveva meglio nei tempi passati senza tante macchine, tanti giornali e tante scoperte. Appunto quella mattina aveva letto in un giornale che un operaio aggiustando un filo della luce elettrica era rimasto fulminato e che era avvenuto uno scontro ferroviario: tutte cose che in altri tempi non sarebbero accadute. Damiati non voleva sentire quei discorsi; egli che era un vero uomo moderno, amava il progresso e ammirava i nuovi ritrovati della scienza: diceva soltanto che bisognava esser preparati a tutte queste novit

QUESTA EVOLUZIONE DELLA MUSICA È PARALLELA AL MOLTIPLICARSI DELLE MACCHINE, che collaborano dovunque coll'uomo. Non soltanto nelle atmosfere fragorose delle grandi citt

Se vedeste soggiunse, che desolazione! Pare un cimitero; tutte quelle macchine l

Ma i suoi incerti barlumi non rischiararono nessun apparecchio di macchine, e in quella vece si vide un nuovo steccato a San Fruttuoso, come la mattina antecedente lo si era veduto a Vigna Donna. E l'uno appariva collegato all'altro, come ambedue alla bastita di Castiglione.

Vi è un signore potente, non lontano di qui, il quale abbisogni di scuri per apparecchiare le travi alle macchine di guerra? C'è forse quel signore? E come si chiama?" Oh lo strazio di quella simulazione! A questo punto gli accenti divengono procellosi, Hai saputo dunque d'Adalberto? di mio padre! Adalberto è vinto: Oberto è vincitore: Ildebrandino è morto.

M'infastidisce oltremodo il linguaggio, la stravaganza e il pensar di quel sesso; io l'ho ben mille volte maledette, perocch'elle son macchine imperfette. Anzi non so com'uom, ch'abbia la testa, con quelle gazze un'ora possa stare. Vi giuro, piú la donna m'è molesta quando la dotta e la saggia vuol fare.

Non più di remoti destini contenta Agli echi susurra del povero sasso, Non più del molino si abbraccia alla lenta Costanza e alla ruota fa muovere il passo: Percossa da nuova superba parola Lo spirto dell'acque precipita, vola, Divora le tenebre, le macchine invade, Riempie di sibili le morte contrade.

Ma le più micidiali fra tutte le macchine da guerra erano i così detti carri falcati, che la Scrittura distingue in due specie: gli uni servivano solamente per condurre i principi o generali; gli altri armati di ferro si spingevano contro la fanteria e menavano grande strage.

Erano queste artiglierie, con nome vecchio, una cosa nuova, cioè vere armi da fuoco, non più macchine da trarre per forza di contrappeso, o di tensione, come usavasi dapprima. Una polvere infiammabile, che alzava per la propria virtù esplosiva corpi leggieri in cui fosse rinchiusa, era conosciuta dugento e più anni addietro; ma per assai tempo si restrinse a far volare certi razzi, fu usata ad avventar palle e saette, se non intorno al 1300. I cannoni, le spingarde, gli schioppi, che furono le prime armi da fuoco, erano canne di bronzo, e di non grave dimensione, adattate ad un fusto di legno. Semplici in principio e quasi manesche, le nuove artiglierie s'ingrandirono man mano e si fecero più complicate. La bombarda, ad esempio, che fu la più grossa e che apparve dopo la prima met

Molti scrittori hanno trattato scortesemente le donne olandesi. Uno le chiamò macchine da bambini; un altro massaie apatiche; un anonimo del secolo scorso spinse l'impertinenza fino a dire che come gli uomini, in Olanda, sogliono cercare le loro amanti nella classe delle fantesche, così le donne (le signore, intende di dire) non spingono molte volte più in alto le loro aspirazioni. Ma questi son giudizi dettati dalla stizza di qualche corteggiatore scorbacchiato. Daniele Stern, che come donna ha in questa materia un'autorit