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Non più di remoti destini contenta Agli echi susurra del povero sasso, Non più del molino si abbraccia alla lenta Costanza e alla ruota fa muovere il passo: Percossa da nuova superba parola Lo spirto dell'acque precipita, vola, Divora le tenebre, le macchine invade, Riempie di sibili le morte contrade.

Assorta in candidi Pensier, presso gentil cuna modesta, D’una lampa al chiaror, curva su l’agile Ago la bella testa; E mentr’ei tenta con le forti braccia Cinger le caste flessuose forme, A lui susurra con carezza timida: Silenzio!... Il bimbo dorme. Vane grida del cor, parvenze splendide, Di sorrisi e d’amor larve gioconde, V’estinguete laggiù fra i nudi platani E le brume profonde!...

Allora, quello stesso che aveva recata la pergamena a leggere all'abate di Cluny, avvicinandosi al tavolo, e mettendo nell'urna bianco dado, susurra all'orecchio del cancelliero: Ildebrando, salvali!

Quale demone maligno e beffardo susurra all'orecchio dei dirigenti il partito ufficiale i suoi perversi consigli?

E mi susurra al piè queste follìe: Darei la gloria pe’ tuoi cari accenti, Per te che sola al mondo adoro e bramo... E de l’arte le mistiche armonie, Sogni, voti, sorrisi, estri ferventi, Tutto a’ miei piè depone, e pur.... non l’amo!... L’altro drizza la fronte imperiosa Come tronco di quercia a la procella. Tace

Tanto presto volete morire, Alberada? susurra Ildebrando con accento tristo e sospirando. Se la vita è un tribolo per voi, ricordatevi che ogni tribolo ha pure le sue rose, ogni notte le sue stelle. Ma mettiamo da banda ciò, e statemi bene ad udire, chè d'uopo ne avete assai. Sia. Tenetevi dunque lontano da me, e favellate.

Ah! in questo momento io mi disprezzo, ti giuro, come non avrei creduto che un uomo potesse disprezzare se stesso. Con uno sforzo supremo si scuote e susurra con un singhiozzo Addio, Nicoletta! E fugge pel fondo. NICOLETTA, in piedi, appoggiata con la schiena al pianoforte, vorrebbe richiamarlo con un grido, ma la voce le muore nella strozza, e rimane intontita, con gli occhi imbambolati.

Questa vecchia ottuagenaria Va affermando esser fanciulla! Questo mostro d'ambizione Vi domanda un mozzicone! Questo semplice artigiano Vuole onori da sultano! Una donna, melanconica E dal volto deformato, Vi susurra: "Dunque, Emilio, "Non m'inganno!... Sei tornato!" Ed un'altra, in foggie strane, Si rimbocca le sottane Al disopra dei ginocchi, Ammiccandovi degli occhi!

Amanti orbati dalla fredda morte, Spirti legati da dure ritorte, Voi cui miseria ogni desire vieta, O passeggieri per la vita vuota, Poeti oscuri! A voi sale la nota Del canto arcano che il mister susurra, Ed in voi soli sta l'eterno tema Che protesta fatal, vago poema S'erge alla sorda vasta vôlta azzurra.

Guiberto resta maravigliato del loro allontanarsi dall'orgia così presto; ma il vescovo di Bovino gli si accosta all'orecchio e pianamente gli susurra: Tranquillatevi, monsignore, ritorneremo subito. Andiamo ad uccidere papa Gregorio nella chiesa di Santa Maria Maggiore, e saremo qui. Tranquillatevi. Sangue sitisti, ed io di sangue t'empio. Purg.