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Si fece coraggio, incominciò a guardarla negli occhi: essa non evitava quegli sguardi, anzi vi corrispondeva con tale espressione che era il linguaggio dell’anima, un linguaggio eloquente per il cuore del capitano.

Questo movimento dello spirito antico che resiste un’ultima volta all’invasione del Cristianesimo e ridesta gli antichi ideali si è personificato in un curioso ed enigmatico personaggio, l’imperatore Giuliano. Ora è una grande fortuna per lo storico il trovar concentrate nel foco di una sola persona tutte le passioni che hanno determinato l’indirizzo, provocato l’atteggiamento dell’anima umana, in un dato momento della sua evoluzione. La storia non è viva, non è chiara, non è sicura se non quando può esercitarsi intorno all’individuo e può cogliere nella sua coscienza il riflesso diretto degli avvenimenti e delle idee diffuse nel mondo. La storia che vaga da astrazione in astrazione, che incede nell’aria rarefatta di principî e di generali affermazioni, che è una scienza di concezioni aprioristiche, crea, come la metafisica, dei grandi edifici che, appena sorti, svaniscono, simili a quelle figure fantastiche di cui scorgiamo, talvolta, il profilo nelle nuvole spinte dal vento sull’azzurro del cielo. Tutta la scienza ormai la scienza dell’uomo come quella della natura, è la scienza dei fatti. L’ipotesi non vale se non come una preparazione alla scoperta del fatto, e la teoria deve seguire, non precedere il fatto. La storia, anch’essa, deve essere, sopratutto, una ricerca di fatti ed un’analisi psicologica dell’uomo. Noi dobbiamo ricreare, quanto più è possibile, nella storia, il dramma umano, rivivere nel pensiero, nel sentimento, nelle passioni della persona umana in un punto determinato del tempo, in un determinato conflitto di speranze e di timori, d’ire e di affetti, d’illusioni e di realt

, Mortella, io l’ebbi pel compagno diletto della mia giovinezza, per l’unico fratello dell’anima mia. Il dono di vita, fatto in piedi, fu ricevuto in ginocchio; e la vita fu ringraziata. Capace di tutte le bont

Il tiro, perbacco, era da furbo; ma non era, perdiana, da amico. Damiano incominciava a sentirsi nel fondo dell’anima la puntura di un piccolo rimorso, e immaginava che il giorno seguente, a bordo della Nina, quella puntura gli sarebbe diventata una piaga. Povera amicizia, che i poeti hanno cantata come un amore senz’ali! Fate che una donna si metta di mezzo, e vedrete dove va l’amicizia.

Per riguardo al dolore della madre che fu grandissimo, il marito desolato nascose il triste pensiero, ma gliene rimase sempre un punto nero nel fondo dell’anima.

Ora, ora bisognava ricomporsi e mentire; rammentavo le sue pose immobili sul canapè, le sue arie innocenti e la storiella della macchia e la mercede che me n’era toccata; e ogni nuova imagine cresceva mollezza e lascivia ai miei suoni. Non era più una danza quella; i passi ed i moti erano voci e parole dichiaranti i più gelosi secreti dell’anima.

Come in te, tutto stralcia e tutto annienta. Cala il corvo a gracchiar su la rovina: Fuma la torcia spenta. Nulla dunque di noi, nulla più resta?... Io lancio a te l’angoscïoso grido Dell’anima in tempesta. Ma la terra non sa, Dio non risponde!... Ne l’infinito il gemito s’inghiotte Come sasso ne l’onde.

Della grande specie solitaria, di quegli che voglion vincere in silenzio una virtù dinanzi a cui possano inginocchiarsi. La Vittoria in ginocchio! Una tale imagine sembra creata dall’ispirazione del suo spirito. Giana. Più che umano, dunque. Gherardo Ismera. Con un esempio più che umano, egli mi mostrò che comandare e obbedire sono le due arti più difficili dell’anima libera. Giana.

Con buona pace del notaio, e dell’anima sua, imperocchè egli è di presente tra i più, io m’attengo ad una vecchia cronaca dei signori Del Carretto, la quale ci narra essere stata così battezzata la torre da Enrico il Guercio, che fiorì nel 1140, e fu contemporaneo di Ugo il Negromante, imperocchè quella torre, o castello, era una spina per lui, cioè un ostacolo all’accrescimento dei suoi dominii da quel lato.

Esser altro!... E pur m’è tolto strapparmi questo corpo e questo volto umani a strazio del mio duro orgoglio. Buffa e tragica cosa, essere inscritto nello stato civile, a chi il suo crisma chiede all’eterno, a chi nel vasto prisma dell’anima rifrange anche il delitto!...