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Uomo, io so come cresca e s’aggrovigli nel mistero dell’anima il malvagio istinto, e vi serpeggi a spire, adagio, celando in ombra il tossico e gli artigli. Io so l’indeprecabile, funesto sogno che mostra l’avversario, intriso di sangue, a terra.

Quanto al re Ferdinando, egli aveva detto di per contentare la moglie; ma che fosse contrario nel profondo dell’anima alla impresa di Cristoforo Colombo non era mai stato un mistero per nessuno. Il ritorno della spedizione, senza aver nulla ritrovato della terra promessa, neanche uno scoglio fuor d’acqua, sarebbe stato un vero trionfo per lui.

Se non che, nell’intima natura del Cristianesimo, era tanta forza, e quella sua natura rispondeva così efficacemente a determinate esigenze dell’anima umana che era inevitabile venisse una reazione contro il suo abbassamento alle condizioni della vita e del mondo. E la reazione prese forma e corpo nel monachismo. L’ascetismo, cioè, la rinuncia al mondo, per isolarsi e per sublimarsi nelle contemplazioni ideali, non era cosa ignota all’antichit

A che pensate, madonna? A nulla, per fermo. Quel momento che precede l’arrivo e il primo bacio dell’uomo amato, non è invero da lunghi pensieri, da soliloquii di coscienza, e gran mercè se il passato può scorrere, immagine fuggitiva e sbiadita, dinanzi agli occhi dell’anima. Il pensiero è geloso come un sultano; vuol esser solo a regnare.

Appunto in quel mezzo, tornava a spron battuto, per cercar di loro, il conte Corrado di Torrespina. , la ragione era grave; ma se la venuta del Torrespina aveva interrotto il discorso e tolto a madonna di rispondere, ella ben poteva volgergli uno sguardo nel quale egli avesse a leggere quella dolce promessa, che da tanto tempo implorava con tutte le potenze dell’anima sua.

E se ella un giorno venisse ad amarmi! Questo pensiero, a mala pena formato nella mente, faceva rabbrividire lo spirito d’Ugo: e intanto il giovine Morello amava Giovanna con tutte le forze dell’anima, ardeva dal desiderio di palesarlo a lei, e si struggeva ch’ella non lo avesse inteso. Triste stato dell’anima sua! triste dono di Aporèma!

Vïola che triste mi affascini Col supplice sguardo ch’io so, In te vive un brano dell’anima Di chi nel lontano passato mi amò!... Cala qual nembo sul mio cor di vergine L’ora sacrata de la passïone: È notte e ne la tenebra Cova un incanto di perdizione: È notte e tu non sai, Tu che dormi da me così lontano, Ch’io, bianca in volto e con le mani in croce, Chiedo il tuo bacio in vano.

Lord Pepe è un uomo di principî onesti; quando vide il pseudo-Rochette farsi giustizia, non seppe trattenere il grido verace dell’anima sua e proclamò ad alta voce:

Non era il vostro compagno di giovinezza, il diletto? l’unico fratello dell’anima vostra? Gherardo Ismera. Certamente. Mortella. Come! Non avete nella voce una vampa d’amore? Non avete un sospiro di rimpianto? Gherardo Ismera. Perché dovrei menomare, con una dimostrazione che non mi conviene, un sentimento da me custodito intatto? Quale amore sopporta d’esser misurato? Mortella.

Immaginate dunque la dolce commozione che messer Cristoforo Colombo provò in quel giorno e in quell’ora. La parlata della madre patria è sempre la più soave all’orecchio dell’uomo, quando egli si ritrova fuori paese. Egli accorre al suono conosciuto, come ad una festa dell’anima; ascolta giubilante, vorrebbe subito barattar parole anche lui, come se volesse provare a stesso che quell’idioma, che è senza dubbio il più bello del mondo, egli non lo ha dimenticato. E parlandolo, dopo tanti anni, in una regione lontana, egli sente in quell’idioma, in quel vernacolo natìo, un gusto, un sapore di novit