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Queste accuse di Libanio non hanno nessuna sicurezza di indicazione precisa, ed hanno contro di il silenzio assoluto di Ammiano e di Zosimo che, non avendo alcun interesse a tacere le colpe dei Cristiani, non avrebbero esitato a farsene rivelatori, quando fossero provate. D’altra parte, nulla vieta di supporre che, nella confusione della battaglia, fra i nembi di polvere che, a quel che dicono tutti i narratori, oscuravano l’aria, l’imperatore sia stato casualmente colpito da un’asta che non era diretta a lui. Però dobbiamo anche riconoscere che non è fuori affatto d’ogni probabilit

Fin qui, dunque, parrebbe, nulla di singolare e, se anche in questa legge fa capolino quella manìa di ingerirsi di tutto che era uno dei difetti di Giuliano, essa non rivelerebbe, per stessa, che una lodevole preoccupazione del pubblico insegnamento. Ma è proprio il caso di dire che il veleno sta nella coda. L’imperatore riserbava a la revisione delle nomine degli insegnanti, e ciò, dice la legge, per investire quegli insegnanti di un più alto titolo d’onore. Ma la cosa, nella realt

L’Imperatore accetta quel consiglio, consegna a Barcamz

Erano passati cinque anni dal principio della reclusione a Macello, quando l’imperatore Costanzo, mosso dalla difficolt

Ondeggiante fra il sospetto e la fiducia, stiracchiato fra diversi consigli, spinto finalmente dalla grandezza del pericolo, e, certamente, premuto da Eusebia, l’imperatore chiamò a Milano il cugino Giuliano⁴⁷. Con quanto dolore lo studente abbandonasse Atene, ce lo narra egli stesso nel suo manifesto agli Ateniesi. «Quale torrente di lagrime io versassi e quanti gemiti, tendendo le mani verso l’Acropoli vostra, e pregando Minerva di salvare il supplice e di non abbandonarlo, lo possono attestare molti di voi che l’hanno veduto, e più di tutti la stessa dea a cui io chiedeva di farmi morire in Atene, prima che partissi.

⁵⁵ Iulian., 159, 4 sg. ⁵⁶ Idem, 158, 8 sg. Ma, se cordiali e delicati erano i favori di Eusebia pel giovane principe, non pare davvero che fossero tutte sincere le dimostrazioni di fiducia di cui lo circondava l’imperatore. Nel manifesto agli Ateniesi, Giuliano afferma che la sua prigionia, diventando Cesare, si fece più grave, tale e tanto era lo spionaggio con cui lo seguiva, ad ogni passo, il sospettoso Costanzo. «Quale schiavitù

Questo editto, che ci è conservato integralmente, è di un grande interesse per la conoscenza di Giuliano e del suo indirizzo governativo: «L’imperatore Cesare Giuliano Massimo Augusto al popolo degli Alessandrini».

Eliogabalo, durante l’inverno che passò a Nicomedia, sbrigliò i suoi gusti infami, ed arrivarono a tanto le sue sregolatezze, che i soldati, i quali lo avevano eletto, arrossirono dell’opera loro, vedendo che l’imperatore si confondeva con vili gitani.

La madre moriva pochi mesi dopo la nascita del figlio, che perdeva anche il padre, quando appena aveva compiuti i sei anni. L’imperatore Costantino, morendo nel 337, lasciava tre figli, Costantino, Costanzo e Costante.

A questo grido di dolore fa naturale contrasto il ricordo delle speranze e delle aspettazioni che Giuliano aveva destate. L’imperatore, dice Libanio, dava una suprema importanza all’istruzione; anzi, egli credeva che la dottrina ed il culto degli dei fossero cose fraterne³⁴⁶. Per rimettere in onore l’istruzione completamente trascurata, egli stesso scriveva discorsi e trattati di filosofia. Voleva anche che le citt