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Piegate il capo davanti «all'invisibile daga» della pubblica opinione, colla quale la Francia ridesta e l'Europa condannano a rovina il vostro usurpato potere, e morite, come Orsini moriva, con calma e rassegnazione. Londra, aprile 1858.

Più tardi ogni altro accento è muto; il santuario della morte non parla più che la sola parola della morte. Pure crediamo temperare con poche parole la legge inesorabile, e che i passanti debbano arrestarsi e indovinare dal nome che ci è caro tutto il tesoro di memorie che egli ridesta nel nostro cuore.

A me giunge, a me giunge il pianto alterno Che mi persegue e che cessar non vuole, Lugùbre, sempiterno, Vipistrello che al buio sbatte l’ali, Nube che offusca il sole! Fuggon dinanzi a me gioia e bellezza, Fugge la luce a novo ridesta. La temeraria ebbrezza Fugge d’amore e l’estasi del bacio.... Solo il dolor mi resta!...

Dolorosa in me si ridesta l'orma delle passate cose, perchè pur mi ricorda la luce alma che bevea cogli occhi ora ottenebrati e muti, e mi richiama i lieti giorni della mia fuggita gioventù. Ma poichè tanto desìo vi prende, pur nella mia fantasia si risvegliano i racconti che per lungo ordine di tradizione si tramandavano dai nostri avi ai giovinetti di questo casale.

Aragona! Quante vaghe istorie di guerre, di banditi, di regine, di poeti, d'eroi, d'amori famosi ridesta nella memoria questo sonoro nome! E qual profondo senso di simpatia e di rispetto! La vecchia, nobile ed altera Aragona, sulla cui fronte brilla il più splendido raggio della gloria di Spagna! Sul suo stemma secolare sta scritto a caratteri di sangue: Libert

Eppure ciò malgrado, anche nel villaggio, dopo un certo termine, vi incomincia a serpeggiare nelle ossa un qualche brivido di freddo, negli occhi avete un'ombra. Principiate a sentire quel desiderio vago, indefinito, indeterminato, ma fitto, assiduo, continuo, di qualche cosa che non sapete, che non trovate; e v'infastidite, v'irritate di non potervi sottrarre a questo stato dell'animo vostro. Ma che cosa è? Non è forse più così bella la campagna, così cara la pace che vi si gode? Siete voi che vi mutate, è l'antico uomo che fa capolino, è l'intelligenza che si sveglia come prima, è la memoria che si ridesta e con essa i soavi volti lasciati e i dolci amici e le gioconde abitudini ritornano alla mente. La citt

No, Sire; non rimproverate di freddezza l'Italia; non diffidate di questa terra che, schiava e smembrata, ha saputo, colla costanza dei tentativi e colla pertinacia de' suoi Martiri, farsi centro di tutte le questioni d'Europa che, ridesta per brev'ora, fu capace di sperperare in Lombardia, in cinque giorni, un esercito di 75 000 uomini; capace di resistere per due mesi, in Roma, con 14 000 uomini raccolti sotto una bandiera di Popolo, a 30 000 e più Francesi; capace di resistere, con armi di militi improvvisati, per diciotto mesi in Venezia, ad Austriaci, fame e colèra; capace di combattere come combattè, colle braccia dei popolani, a Brescia, a Bologna, a Palermo, a Messina.

Dopo il primo abbattimento, dopo la prostrazione, in cui gettano a un tratto le angosce supreme, avviene nell'animo umano una pronta reazione. La coscienza assopita si ridesta, le sofferenze divengono più generali, ma si fanno meno acute. La mente riacquista il privilegio funesto di poter esaminare, ragionare il dolore. Antonietta poco appresso si scuoteva dalla sua atonia.

O Vulcano! smaschera la tua faccia dalle verruche di fosforo! Metti in moto i tuoi muscoli boccali, apri le tue labbra rocciose incrostate di graniti, e gridami, gridami quale è il destino, quali sono i doveri che s'impongono alla mia razza! Ridesta la spaventevole risonanza dei tuoi polmoni fuligginosi!

O pali, o mummie, o blocchi di granito, Il fragor de la via non vi ridesta?... Titanico fragor che par muggito, Fischio di vento, rombo di tempesta?... Larve d’anni e di secoli travolti, Vizze foglie del tempo che fiorì, Filosofi, tiranni, eroi sepolti, L’eco non giunse a voi de’ nostri ?...