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Il suo cuore aveva delle pulsazioni forti, irregolari, intermittenti, che gli recavano non poco affanno. Egli si era accorto di edema alle gambe, sintomi dell'ipertrofia del cuore... una malattia di famiglia. Il medico curante scendendo le scale della casa Blandis scuoteva il capo, in atto di sconforto e diceva fra se: siamo all'ultimo stadio.

Bada, gridò la mamma, che non sia sudicio sotto il collo! Ma lo scuoteva gi

»Il marchese era un distinto dilettante di flauto... Ecco il segreto della effimera simpatia! »Io lo accompagnava col pianoforte...senza volgere il capo... I suoni mi beavano l'orecchio lo strumento qualche volta mi sfiorava la pelle un tremito mi scuoteva le fibre tutti i miei sensi, aspiravano la volutt

Il magistrato scuoteva la testa in segno di approvazione. Non era il piede di Nello, molto più sottile e affilato e non era neppure... bisogna che lo dica... il piede dell'altro, che io avevo sospettato autore principale del latrocinio. E di chi era? interrogò il direttore.

E dava della testa nei muri della sua prigione; scuoteva la porta sui cardini, e parole inintelligibili uscivano dalla sua bocca; rotolavasi per terra, colla schiuma alla bocca e continuava a gridare. Ora si rivolgeva perfino a noi, ed ora chiamava in suo soccorso esseri immaginarii. Due volte attraverso il finestrino della porta tentai di fissare gli sguardi sopra di essa, e due volte indietreggiai quasi spaventato al cospetto di quella pazza furiosa, che voleva gettarsi sopra di me malgrado la porta che le sbarrava il passo. Un constabile aprì un momento la prigione, ed allora la povera pazza ritornò calma, e domandava colla più dolce inflessione di voce di essere rimessa in libert

E tu, che cosa fai? domandò il più giovane, mentre un grande colpo di tosse ne scuoteva lo scarno petto. Questo, disse l'altro e, alzatosi, avvicinò un elegante stipo di legno lucidato, dalle grosse borchie di bronzo giallo, caldo. Premette una suola ed aprì una porticina. L'altro vide alcuni ordigni di metallo giallo, piccolini, rotondi, lucidi. Quattro! mormorò.

Dal sud soffiava un vento impetuosissimo, caldo come se uscisse da un forno acceso, il quale curvava e scuoteva fortemente le palme isolate e le piantagioni di durah e sollevava colonne di fine sabbia che s'innalzavano roteando e correndo per la pianura fino a spezzarsi contro le colline o contro i tugul di Hossanieh. Tratto tratto un lampo abbagliante livido, tremulo, rompeva la fitta tenebrosit

Egli nella sua mente vagheggiava i tempi delle fate, quando bastava esser buoni e ubbidienti, per veder subito qualche fata accorrere ad aiutarci; egli sarebbe stato tale per meritare la protezione di una buona fata, e si guardava intorno se ci fosse qualche animaluccio da salvare, qualcuno da soccorrere, come se fossero ancora quei bei tempi; ma non c'era anima viva, e soltanto udiva il rumore del vento che usciva dalle gole dei monti e scuoteva le cime degli abeti.

Ma la corda era troppo corta e non poteva arrivarci; ed il padrone gli legava il muso in un sacco di fieno ispido come paglia: doveva mangiar quello; mangiarlo col muso legato per non distrarsi. Intanto tutti i monelli che passavano gli tiravano la coda: ci si attaccavano per dondolarsi, abbandonandosi a quell'appoggio con tutto il loro peso. Il povero ciuchino scuoteva la testa.

Il più grande di essi era anche il più vecchio, e nei vivi lampi dell'occhio mostrava la piena degli affetti che gli tenzonavano in cuore, nel mentre col pugno sul calcio scuoteva a violenti scosse l'arme sorella. Il giovane avea neri capelli o mustacchi, ed un sorriso amaro e beffardo muovevagli le labbra e gli aggrottava lo ciglia. Il primo si chiamava Bizco, il secondo Pierio.