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Mi raccomando! Il Direttore consegnò subito cinquanta lire alla Gioconda. Va bene? Va bene così? La serva, senza rispondere, se ne andò via, contando i biglietti. Ecco le lire venti per il dentista. E tu? domandò a Taddeo, vedendolo immobile, che lo guardava e sorrideva. Ah, per il brum! Per il brum.... e se potesse.... sono ancora in arretrato....

Appena si può farlo scendere, lo si pone in carrozza, e il signor direttore col portinaio lo conducono a casa. Andrò io, invece del portinaio, soggiunse Evelina. Pietro aprì gli occhi, ma non capiva più niente, non sapeva più niente, non aveva forza di camminare, di muoversi. Una carrozza, dopo qualche momento, si fermò dinanzi alla porta. Ecco il brum!... esclamò Matteo entrando nello studio.

Sto bene!.... Mi sento bene!... Gli altri lo lasciano andare in brum, ma poi gli tengono dietro, pure in carrozza. Quando il brum si ferma dinanzi al palazzo, il portiere accorre.... lo aiuta a scendere. Lei?... Lei?... borbottò il Casalbara. La signora duchessa?... È in casa, Eccellenza; è in casa. È col signor Cantasirena, gli dice la Vittorina sopraggiungendo. E lo aiuta a salir le scale.

Coraggio, signora.... balbettò il signor Galli, il cui respiro si fece più affannoso, e il tremito delle mani più forte. Si calmi, buona signora.... Quando il brum si fermò dinanzi al gran portone del palazzo, il signor Ambrogio, impacciato, non riusciva ad aprire lo sportello; corse il portiere, e Nora si slanciò per la prima; l'altro le tenne dietro a capo basso.

Ma di colpo, si ricordò che aveva ancora da pagare il brum, e allora lasciò andar via il tappezziere per correre in cerca della Gioconda.

Daniele continuava a star attento, a sorridere quando ridevano gli altri e a non capire. Gli pareva che parlassero di cavalli: certo dovevano parlar di cavalli. Giacomino ci prendeva tanto gusto! Giacomino andava matto per i cavalli! Certe volte rimaneva estatico persino dinanzi ai brum di porta Romana.

Matteo continuò a sospirare e a metter ordine nella roba del salotto. Numa si era arrischiato di venir fuori, dall'ombra. Accosciato, diritto, in mezzo alla stanza, guardava il padrone e aspettava sempre il momento di fare un salto, movendo, strisciando la coda per terra, come una biscia. A un tratto si fermò un brum, sotto la finestra. Taddeo! Taddeum che ritorna!

Quanto? gli domandò il signor Galli che non aveva inteso bene la cifra. Centocinquemila lire! gli ripetè Nora, avvicinandosi, sfiorandogli l'orecchio, nel trabalzo del brum, colle sue labbra, col soffio dell'alito caldo. Centocinque.... mila!... balbettò l'altro, colla voce grossa, soffocata.

Nora entrò in un brum, con un piccolo salto leggero, grazioso, mentre il fruscìo delle vesti, delle sottane di seta, pareva uno stormir di fronde e un batter d'ali: in fretta si restrinse nel posto, guardando il signor Galli, aspettando che salisse. Ma il signor Galli, non pareva risolversi. Venga dunque.... faccia presto! Io potrei... andare a piedi. Ma che! Faccia presto.

Un altro astro di primo ordine era rappresentato dal marchese di Toscolano, nobile come Bajardo, spiantato come San Quintino; costui non aveva che una passione, ma sfrenata, quella dei cavalli. Passione divisa, del resto, da tutta l'aristocrazia genuina o assimilata di Borghignano, che sapeva a memoria la vita ed i miracoli di tutte le rozze sfiancate che passavano sotto i brum.