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Nora, durante il canto, guardava, fissava cogli occhi pieni di ricordi e di sorrisi il duca Giovanni che le rispondeva pure sorridendo e facendo l'occhiolino, ma che intanto pareva curvarsi, torcersi sotto quei lunghi sguardi, e inavvertitamente, con una mano, si premeva le reni.

Nora non voleva saperne: prima si era sdegnata contro quegli articoli, poi aveva detestato ancor di più suo marito che andava perdendo persino il prestigio, l'aureola del grand'uomo, che l'aveva ingannata anche in questo, e se ne vendicava col Laner. Oh, Pietro! Pietro! Com'era stata ingiusta, pazza, quando lo aveva abbandonato!

Nora, stizzita, si sbottonò d'un colpo, con una sola strappata, la giacchettina blu dagli occhielli un po' logori, poi brontolando, cominciò a camminare in su e in giù per la saletta.

Il Casalbara le mise in bocca il confettino delicatamente. Nora lo sorbì con delizia, sempre guardando il duca, sempre sorridendo cogli occhi vivi e umidi. L'altro le indicò il pianoforte: Per me solo, tutto per me solo: l'Ideale del Tosti! Come vuole rispose Nora sempre sorridente, e gli porse le due mani perchè la tirasse su. Il Casalbara gliele prese fino al braccio.

Evelina, appena Nora se ne fu andata, posò la penna sul calamaio, si alzò, si avvicinò alla finestra mettendosi il pince-nez e rimase a osservare, a spiare nella strada, studiando di tenersi ben nascosta dietro le tendine.

Coraggio.... coraggio.... ma non sapeva dir altro, oppresso dal dolore di Nora, istupidito da quella cifra enorme. Centocinquemila lire!... Centocinquemila lire! L'altra ripeteva: La mia speranza.... la mia sola speranza.... tutto tutto.... Domani, balbettò il procuratore, domani mattina dovrei andare a Torino.... No!

Quelle due ragazze, Evelina e Nora, gli erano state portate in casa, piccine, bambine ancora; poi nessuno si era più ricordato di venirle a riprendere e così vi erano rimaste, erano cresciute ed erano diventate "le sue care figliuole"; e per questo lo chiamavano zio, e tutti le credevano due sorelle, mentre forse non erano nemmeno cugine.

Partire con lei o partir solo, ma mettersi in calma: colla salute non si scherza! Mentre stava preparandosi la solita polverina digestiva e rinfrescante, gli giunse una lettera di Nora. "Mi preme parlarle. Andrò dall'Edita, oggi, prima di mezzogiorno, appena potrò fuggire da questa gente. Il Casalbara versò la polverina nell'ostia bagnata, distesa sul palmo della mano.

Poi, vincendo la paterna commozione: Andiamo, figliuoli miei, disse prendendo Nora sotto braccio da una parte e il Casalbara dall'altra, andiamo.... a mangiare la pappa!

Guardandosi nello specchio, mentre finiva la sua toeletta ed era ancora fresco di colori, di pomate, ed olezzante di profumi, egli capiva benissimo che il duca di Casalbara poteva, doveva scaldar la testa di una ragazzina poetica, un po' romantica, dal gusto molto fine e delicato, più assai di un rozzo contadinaccio!... E intanto che ammorbidiva col cold cream la pelle floscia, grinzosa delle sue mani, intanto che tagliava, limava, brillantava le unghie piatte e giallognole, egli vedeva riflettersi in tutti gli specchi il viso e la figura di Nora; di Nora bionda e buona come un angelo, viva e ridente come un folletto, di Nora, che si era appena destata con lui, appena alzata con lui....