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Aggiornato: 15 giugno 2025
Il Casalbara, lungo disteso nel letto, soffriva assai: aveva sulla fronte una pezzuola diaccia. Nora si chinò per guardarlo; colla testa bionda sfiorava quasi la faccia del marito. Come stai, Nannucci? L'altro rispose con un tremito, quasi con un sibilo impercettibile: quelle parole buone, affettuose, gli empirono la gola, gli occhi, il cuore di lacrime: Bene.... adesso, bisbigliò. Dio!
Perchè non viene l'Edita?... Nora, questa volta, nel ripetere la domanda era distratta, pareva come presa da un orgasmo, da una perplessit
Ma perchè quello zoticone del sagrestano si voltava sempre dalla sua parte?... Lo conosceva forse? Non poteva raccogliersi! Non poteva pregare con fervore! Questo voleva dire che non avrebbe ottenuto niente; che era proprio spacciato! Dio! Dio! Perdere Nora! Non aver più un soldo! Finire in un ospedale!...
Io devo ritornare sul momento a Primarole, smascherare, oppormi, sbaragliare quegli ingrati, quelle canaglie, quei sicari della Cisalpina, sicari prezzolati, raggirati, ipnotizzati dal Kloss, da quel boemo.... purulento! Tu cerca, vendi, trova: è l'ora di metter giudizio, di finirla colle.... menestrellate, e di pagare i debiti! Nora afferrò lo zio Matteo per un braccio, fissandolo.
Ma anche Evelina non sapeva più come fare, cosa fare: il duca, per quanto malandato di salute e di spirito, cominciava ad arrabbiarsi per le continue assenze di Nora, a meravigliarsi di non ricevere più i suoi giornali, e diventava sempre più diffidente, più sospettoso, più inquieto.
E quando Nora, comprendendo, volle essere di nuovo dolce, tenera, allettatrice, non parve a lui che una commediante, falsa, tutta falsa!... Una commediante! Il signor Galli se ne andò in fretta. Voleva esser solo, solo, solo! E quando fu solo, a poco a poco la verit
E la Gioconda soffiò sul palmo della mano per rendere la domanda più eloquente. Ho dato tutto allo zio Matteo. E io pure, ripetè Evelina, prima di essere interrogata. Nora tornava a strillare, ma la Gioconda, vivamente, accennando verso l'anticamera, le fece segno di tacere. Perchè? Chi c'è? domandarono le due ragazze quasi insieme. Un.... tirolese.
Pietro Laner, riandando confusamente, come in sogno, tutto il suo passato, era arrivato al numero 27 di piazza Cavour, la casa della Schönfeld. Egli, certo, non avrebbe saputo rispondere a tutte queste domande. In quel momento non vedeva più che Nora, la sua Nori! Si era placata anche la fame.
Una volta il bicarbonato le faceva tanto bene, adesso.... più niente! E fissando il dottore, con una grande e misteriosa tenerezza negli occhi, bisbigliava: Di me.... non vogliono saperne.... nemmeno i rimedi! Proveremo con una presina di magnesia e di bismuto le suggeriva il dottore, con un'inflessione di voce insinuante. Pietro Laner guardava Nora, continuava a guardarla....
Sarebbe stato più umile. E soltanto per Nora, per farle migliore impressione, caso mai rincontrasse, le aveva sacrificato anche quegli occhialacci colle suste, che le erano tanto antipatici.... E faceva la posta alla Gioconda. Per ciò, quando gli giunse la lettera di Evelina, il povero ragazzo, che non era ancora diventato matto pel dolore, quasi lo diventava per la gioia.
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