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Aggiornato: 13 maggio 2025


Pietro Laner, riandando confusamente, come in sogno, tutto il suo passato, era arrivato al numero 27 di piazza Cavour, la casa della Schönfeld. Egli, certo, non avrebbe saputo rispondere a tutte queste domande. In quel momento non vedeva più che Nora, la sua Nori! Si era placata anche la fame.

E quando penso a mia madre, che un lento Vorace morbo uccide, Al focolar de la mia casa spento, Al lauto mondo che gavazza e ride, Un odio, un infrenato odio mortale, Spiega a’ miei versi l’ale. E tu mi chiedi amor?... Parti, m’oblìa, Fanciullo!... Oh, tu non sai L’ansie de la rovente anima mia In lotta sempre e non placata mai?... Lascia ch’io fugga, disamata e smorta, Ove il destin mi porta.

Era finita l'attesa; erano passati i timori. Ora la vita si apriva più vasta sopra più vasti orizzonti. L'anima sua era placata, appagata e senza desiderio. Ed ora, con un sommesso tremito di gioia, le tornò nella memoria il suo Libro; il suo Libro che la aspettava, fermo dove ella lo aveva lasciato quella sera in cui l'avvenire aveva pulsato entro il suo seno.

Andrei, colla corrente. Andrei, placata all’improvviso, fin che il Sol si desti, il Sole mio, bello e lontano ch’io non lo vidi con quest’occhi ancora: e con l’incendio de’ suoi raggi indora sol chi per lui gettò l’ingombro umano. E scavo e scavo, nella pietra, a prova di picca.

Parola Del Giorno

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