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Aggiornato: 15 giugno 2025
Chiamami Nora, perchè.... perchè.... non voglio essere che Nora, voglio tornare la.... la Nora.... la Nori!... Sì! Sì! e accesa in viso, cogli occhi stralunati, ridendo con un riso strano, convulso, e puntandosi l'indice alla fronte, ripeteva colla voce rauca: Perchè io.... perchè io sono Nora!
Nora si abbandonò, si lasciò cadere sopra un tronco di colonna rovesciata, presso l'Ercole immenso, biancheggiante nel buio come un fantasma, e scoppiò in lacrime e continuò a piangere, a piangere.... commovendosi a quella musica lontana, triste e così soave, così piena di mistero, di amore, di dolore. Siediti qui.... siediti vicino a me.... L'altro le sedette accanto.
Il giorno dopo, ritornarono dalla Schönfeld, e, naturalmente, si trovarono con Nora: essa portava le violette regalatele dal Casalbara il giorno innanzi. Il Kloss cominciò a ridere, a scherzare colla Schönfeld, un donnone rumoroso e traballante, dal petto enorme.
Piuttosto vado in America a cantar nei caffè! Certo, esclamò il Laner, trionfante. Non gli aveva fatto impressione la tirata dell'America: era una delle solite frasi, tanto per dire. Ma era contento della collera di Nora, del suo sdegno che credeva tutto rivolto ormai contro lo zio Matteo, e la vita "da cani" che lo zio Matteo le faceva condurre. Certo! Hai ragione! Mille ragioni: bisogna finirla!
I disgraziati, pur di continuare a vederla, a respirare un po' della sua aria, e nella speranza fors'anche d'ingelosirla, si mettevano a far la corte ad Evelina, alla quale toccavano così, di seconda mano, gli abiti smessi di Nora e i suoi amanti abbandonati. Essa viveva di riverbero, colla luce di quell'altra, ma intanto viveva. Evelina era bruttarella davvero.
Ma subito corrugò le ciglia, diventò rossa di collera, cambiò faccia, voltandosi a strapazzare il giardiniere che sopraggiungeva in quel punto ansante, trafelato e apriva il cancello. Ve l'ho detto cento volte! Voglio sempre trovar aperto la mattina! Pare impossibile! Tutti poltroni! Il Laner supplicava Nora cogli occhi perchè si frenasse, perchè smettesse di gridare: ma Nora non gli badava.
Dunque?... E così? ripetè Matteo. E diventava sempre più ansioso. Nora, mentre infilava il corsè, guardò lo zio con un'occhiata espressiva, accennando di sì. Poi si voltò verso lo specchio per ravviarsi i capelli. Matteo, rassicurato, riprese colla calma l'aria sua dignitosa.
Sì! spiegarsi! e venire al concreto. Nora, appena ebbe calmata a furia di panettone e di datteri quella sua fame di fanciulla sana e forte, ed ebbe bevuto in piedi, dal secchio di rame della cucina, una lunga sorsata d'acqua fresca, tornò di nuovo in saletta e andò a mettersi dietro la finestra, cantarellando.
Non posso più aspettare anche per Nora. Voglio sposarla e andarmene! Andar via?... Via da Milano? domandò Evelina, con un tremito negli occhi, nella voce piena di lacrime. Voglio ritornare a Trento, a casa mia! a casa mia! ripetè Laner battendo il pugno forte sulla tavola.
E tutto ciò, naturalmente, ancora di più per Cantasirena che per Nora e per Evelina.
Parola Del Giorno
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