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Lei me la mangia per panettone.... prese a dire la Paolina, togliendomi la bimba dalle mani: e nel dire questo vidi che rideva al di sotto delle lagrime, un effetto di sole attraverso la pioggia, una bellezza da mettersi in ginocchio ad adorarla.

Il prete aveva gli occhi pieni di lagrime. La serata finì allegramente. Carlinetto si ricordò che l'avvocato Chiodini aveva portato un panettone fresco comperato da lui stesso nella bottega del Biffi. Mandò a pigliarlo in anticamera e subito dopo l'Immacolata entrò col bel cartoccio bianco sopra un vassoio e con un coltello per l'incruento sacrificio.

Il salottino da pranzo faceva voglia a vederlo. La tovaglia e i tovaglioli sentivano il bucato, i cristalli limpidissimi brillavano alla luce delle candele; piattini d'acciughe, di prosciutto, di butirro fresco e di sedani ornavano il servito, mentre sui palchi della credenza le frutta di tutti i colori facevano corteggio ad un magnifico panettone di Milano, che pareva pavoneggiarsi della sua obesit

! spiegarsi! e venire al concreto. Nora, appena ebbe calmata a furia di panettone e di datteri quella sua fame di fanciulla sana e forte, ed ebbe bevuto in piedi, dal secchio di rame della cucina, una lunga sorsata d'acqua fresca, tornò di nuovo in saletta e andò a mettersi dietro la finestra, cantarellando.

Venga con me. Caffè latte e panettone è una colazione da papa! E sempre sorridente, movendosi indolente colla persona grassa e rotonda dappertutto, passò in cucina seguita da Nora. Anche Numa, saltò giù dalla tavola e le tenne dietro, silenziosamente, fregandosi contro le sue sottane e rigirando alta la coda con tutto uno stiramento sonnacchioso.

Mandava invece Taddeo, tutti i giorni, a prender notizie; mandava dei pezzi di rosbiffe, del panettone per sua nipote, e fiori e complimenti per l'amabile padroncina.

Era quella la sua vita, era quello il suo ambiente; per lei la giornata più lunga dell'anno era il Natale, perché doveva, tener chiuso e lasciar andar il signor Daniele a Melegnano, a portare il panettone e gli augurî a' suoi parenti. Quella mattina strapazzava anche per il resto della giornata: Non pensavano altro che a divertirsi, a far festa, a buttar via quattrini a cappellate!

Non vorrei che la serva si fosse messa in sospetto e avesse fiutato l'intrigo. E quell'animale grazioso e benigno che risponde al nome di Chiodini, perchè non si vede ancora? chiese il padrone di casa. Questo l'ho incontrato un quarto d'ora fa, mentre correva a casa a cambiar le scarpe. Aveva in mano un gran panettone. Mi disse che sarebbe venuto subito. Il campanello sonò.

E se non si facevano vedere?... Sapevano che quel giorno essa doveva andare dalla Schönfeld e forse ci sarebbero capitati, per farsi presentare. E se non si facevano vedere in istrada, dalla Schönfeld?... Se non si facevano veder più? Questo è impossibile! rispose Nora a stessa, tuffando una gran fetta di panettone in una piccola tazza di caffè e latte.

Niente! Niente! Niente! Si avvicinò alla tavola per cercare nei cassetti, ma Evelina si oppose: Sta ferma; non posso scrivere. Voglio mangiare! Mangia una fetta di panettone. In quella casa, mancava qualche volta il pane; il panettone mai. No, gioia! Voglio anch'io una costoletta! E le indicava un ossicino sul piatto, dinanzi al quale Numa era tornato a montare la guardia sospirando.