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Lungo il cammino, Fortunata cercava ogni tanto la mano della signora Teresa e la stringeva con un moto convulso come a ringraziarla d'esser venuta con lei. Avrebbe voluto attaccar discorso, rimetter sul tappeto la gran questione della sua partenza con Gasparo, questione ch'era sempre insoluta nella sua mente, ma la signora Teresa pareva assorta in gravi pensieri. Il cannone tuonava.

La pallida faccia di Gregorio si arroventa. Convulso nelle labbra, accennava gi

La duchessa, che stava per interrompere il Lautrec, si fermò a quest'ultima parola.... e se ne stette così immobile tendendo lo sguardo senza fissarlo in nessun luogo, e premendo con tremito convulso le mani intrecciate sul petto. Il Lautrec la prese la seconda volta pel braccio.

Chiamami Nora, perchè.... perchè.... non voglio essere che Nora, voglio tornare la.... la Nora.... la Nori!... ! ! e accesa in viso, cogli occhi stralunati, ridendo con un riso strano, convulso, e puntandosi l'indice alla fronte, ripeteva colla voce rauca: Perchè io.... perchè io sono Nora!

Apriva le braccia, smarrito. Stazza! mi fece. E battè palma a palma, convulso: davanti al caffè, poco prima. Un colpo. Si ricorda? Quando pareva addormentato. Apparve il direttore, pallidissimo. Accorrevano altri compagni. Tre o quattro lettori s'indugiavano sul ballatoio, senza comprendere. Il direttore mi chiese: Scende? Non mi sentivo la forza.

L'ingegnere Arconti divenne pallidissimo, si arricciò i baffi con un movimento convulso, e respingendo una sedia che gli impediva il passo, si diresse verso la parte onde venivano Fausto e Margherita. Ma s'era mosso appena quando sentì dietro di una voce che chiamava Signor Arconti, signor Arconti.

Egli m'ha imposto per diciotto anni un suo bastardo e per liberarmene l'ho minacciato di tutto rivelare ed egli.... guardate..... m'ha fatto finire... finire, prete assassino.... giustizia! E cadde rovescio col capo penzoloni fuori dal letto, livido, convulso. Era orribile: qualcosa di infernale. Il medico osservò che la morte non poteva tardare.

Essendo giorno di mercato, in bottega fu un continuo andirivieni di gente, e ognuno voleva dire la sua; e nella voce di tutti le pareva di sentire come una canzonatura. Un certo momento, non potendo più resistere al tormento, presa dal convulso, scappò in cucina, chiuse l'uscio, e dette sfogo al patimento, poverina, con uno scoppio di pianto che minacciò di lacerare la vita e l'anima.

Ella s'alzò sulla punta de' piedi con un tremito convulso di tutta la persona, e battendo i denti come per brividi. Quelle voci che prima erano abbasso, le suonarono assai più dappresso.

Zitto, tacete, è lui. No. Silenzio... Era il Lautrec infatti; tutti si rimisero in quiete, in aspettazione di qualche gran cosa. Il Lautrec era manifestamente convulso, e gli balenava un raggio di terribil gioia tra ciglio e ciglio. Uscite tutti! tuonò poi con quella sua voce nasale, e piantandosi nel mezzo della sala. Nessuno al primo si mosse, tanto erano perplessi per la curiosit