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Aggiornato: 24 maggio 2025
L'ex deputato Zavattari Pietro, pure arrestato, e ascritto al partito repubblicano-rivoluzionario, prese parte attiva ai tumulti del 1896; tentò il connubio dei partiti repubblicano e socialista; coprì varie cariche nei circoli repubblicani, e il suo nome si lesse in tutti gli statuti, programmi e manifesti del partito stesso; nell'ultima agitazione per il rincaro del pane si dette a sobillare i rivoltosi, ad eccitare i perplessi, e specialmente i facchini di dogana, dei quali è console.
Due venti si sono inerpicati e sospesi alle costellazioni, e spalmano così di essenze l'intera volta stellare perchè il palazzo della notte sia tutto profumato e nel centro sia profumatissima la mia blindata: camera nuziale. I Venti italiani sono perplessi poichè il gran mago dei profumi tarda. Lui, lui solo potr
Terminata la lettura del suo ultimo libro, che ha per titolo quella domanda, si rimane perplessi. Chi ha ragione? Lui o la storia? Lui o l'umanit
Stavan costoro facendo ancora queste parole, che il Palavicino, come fuggendo da cosa che lo spaventasse, spalancata la porta del vestibolo, uscì della chiesuola, imbacuccandosi fino agli occhi nella propria pelliccia. I tre, che a ciò non eran preparati, si rimasero un momento perplessi su quello che conveniva fare.
Si proponeva di essere molto diffidente, molto cauto; l'esempio di Federico lo aveva istruito. Il giorno stesso il conte di San Giorgio si recava dal duca, come glielo aveva promesso. Fu ricevuto all'istante. Trovò don Francesco in piedi nel suo gabinetto. Entrambi si guardarono perplessi. Forse pensavano al giorno, in cui si erano divisi in quel gabinetto medesimo.
Giacobbe stava chino sopra quel corpo; tutti li altri a torno attendevano; una luce d’aurora illuminava i volti perplessi; e, in quel momento di silenzio, dalla riva del fiume si levava il cantico delle rane, e i pipistrelli passavano e ripassavano rasente le teste. D’improvviso Giacobbe drizzandosi, con una gota macchiata di sangue, gridò:
Ca si ancora non mi l'aviti fattu finiri? 'Ssu surfareddu jiri e viniri mi tirau cca sutta! Cci stava vinennu a chissu! Cci stava vinennu! Chi non l'aviti 'ntisu chi cc'è Cappiddazzu paga tuttu? (tutti lo guardano sempre più irati, ma anche perplessi, come per dire: Che altro vuoi inventare adesso? Allora egli li guarda fiso un po' tutti con aria da dominatore, sicuro del fatto e come nauseato del loro contegno, aggiunge) E dd
Tutti si guardavano in viso molto perplessi. Come mai, entrò a dire uno di loro, il marchese può aver bisogno di noi? e soggiunse poi subito rivolto al servo: S'ella è una qualche burla che tu ci voglia fare, ti avverto che sarebbe in malissimo punto. Ben è vero che so chi è il marchese, e lui mi risponderebbe di te. E così, disse poi a' compagni, volete o non volete? Non ci bisogner
Alla vista di tutti quegli animali, rimanemmo alquanto perplessi. Era impossibile passare di l
Il frate non rispose. Ambedue rimasero perplessi. Scendeva giù per la corteccia di un pino una fila di formiche e si dilungava su ’l terreno: ciascuna formica trascinava un frammento di cibo e tutta l’innumerevole famiglia compiva il lavoro con ordine diligente. Anna guardava, e le si svegliavano nella mente le credenze ingenue dell’infanzia. Ella parlò di abitazioni meravigliose che le formiche scavano sotto la terra. Il frate disse, con un accento di fede intensa:
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