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Giovenale in una sua satira, ci presenta una madre di famiglia che aspetta la notte per recarsi ai bagni con tutto il fardello di pomate e di profumi: «Tutto il suo godimento consiste a sudare con grande emozione quando le sue braccia cadono rotte sotto la vigorosa mano che la massa, quando il bagnino animato da questo esercizio fa trasalire sotto le sue dita l’organo del piacere, e scricchiolar le reni della matrona».

Le sue mani un po’ grandi, mani di una bella Sivigliana che ha dovuto lavorare per vivere, adesso eran lisce, limpide, intrise di pomate, con l’unghie molto rosse, rigenerate ormai dalla sapienza dei profumieri di Francia. Quelle mani tuttavia mi facevano pensare ad una imitazione. Quando un uomo coltiva un poco la propria sensibilit

Stando così sulla soglia del negozio, assolutamente freddo, non pensando a nulla, mostrando solo la faccia pallida illuminata dallo sguardo, Toniolo aveva fatto fantasticare molte fanciulle del paese che, da quando egli rimase vedovo, avevano sentito più che mai il bisogno di prendere frequentemente della magnesia o del bicarbonato di soda; egli, enigmatico come un cofano vuoto chiuso a chiave, non aveva scoraggiata nessuna, vendendo a tutte la sua merce con la stessa fisionomia romantica ed incompresa, mostrando, nell'accartocciare gl'involti, le sue mani morbide, famigliari alle pomate, fini, lunghette, ornate al dito mignolo da un piccolo brillante, ed il sorriso vago di un uomo che insegue dei sogni.

Veniva poi donna Teresa, la quale illuminava il proprio tramonto di tutti i belletti e di tutte le pomate cognite in Europa e fuori; e si stringeva vie più nel busto, e studiava metodi arguti per distruggere l'adipe senile. I suoi consigli erano sospirosi. Se fossi io al tuo posto, cara Lidia, con quei tuoi vent'anni! Perchè non vai al ballo di casa Cortalancia?

Vorrei sapere però, come si possono imbalsamare gli amori, per serbarli sempre freschi e coloriti. Il botanico. Coll'acido fenico, col sublimato corrosivo... colle pomate arsenicali.... Qui un coro di grida d'orrore venuto da ogni parte coperse la voce dell'oratore. Puah! Orrore! Che bestemmia!... Gi

Gli esempii non sono rari di individui che sono obbligati di ricorrere al chirurgo per l’estrazione di corpi stranieri che si sono introdotti nel retto, quali: pezzi di ferro, bicchieri, bottiglie e vasi di pomate conici, piante ecc. Un religioso citato da Nolet si era introdotto, diceva lui, per guarirsi dalla colica, una fiola di acqua della regina di Ungheria.

Nora, mentre aveva sotto gli occhi i ricciolini biondastri del Casalbara attraversati dalla riga larga, rossiccia, che dal mezzo della fronte scendeva giù giù, fino alla nuca lunga, pelata, si sentì urtare da un odore troppo acuto di essenze e di pomate. Ritirò la mano istintivamente.... Ma il servitore? domandò, il servitore che era qui.... adesso? Il Casalbara sorrise, guardandola.

Con questo suo modo di agire, non occorre dirlo, in poco tempo egli s'era fatto prendere in uggia da tutti indistintamente, monarchici e repubblicani; ma ancora più degli altri ne avean piene le tasche i suoi stessi compaesani, i veneti, i quali dubitavano, e a torto, di poter sfigurare, perchè fra i tanti giovani animosi, coi quali aveano ingrossate le fila dell'esercito e dei volontari, era capitato pure dalle loro parti anche quel tanghero unto e bisunto di pomate e di profumi, colle gambe lunghe lunghe, la faccia bianca bianca, i capelli di stoppa, la barbettina rada.... e il cuor di coniglio.

Poi sospirava e fiutava un'ampolla. Ed aveva anche pronte, non so come, le lagrimette quando credea bene. Certo in far all'amor valea due Rome e por sapeva a tutte le catene. Addosso si può dir ch'avea le some di zaccarelle, o almen le tasche piene di spille e nèi e pomate e confetti, essenze e diavolon ne' bossoletti.

E ogni momento tirava fuori di sotto al lettuccio la scatola di mostarda senza coperchio, dove c'erano riposti i confetti che le avevano regalato in principio, e tutto ciò ch'essa aveva potuto raccattare giorno per giorno, spazzando le camere, e che pensava di portare a Menico «quando fosse ritornata al paese». Erano le scatolette vuote dei cerini, i rocchetti del cotone, le capocchie di vetro degli spilli rotti, i vasettini delle pomate, senza il turacciolo, e in fine un mazzo di carte vecchie, al quale non mancavano altro che il tre di denari e il fante di spade.