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E questa, senza alcun dubbio, si dee credere che fosse la grazia di Dio, il quale ci ama assai piú che non ci amiamo noi medesimi, e sempre è alla nostra salute sollecito; il che assai bene ne mostra Giovenale, dicendo: Nam pro iocundis aptissima quaeque dabunt dii: carior est homo illis, quam sibi, ecc.

quando Virgilio incominciò: «Amore, acceso di virtù, sempre altro accese, pur che la fiamma sua paresse fore; onde da l’ora che tra noi discese nel limbo de lo ’nferno Giovenale, che la tua affezion mi palese, mia benvoglienza inverso te fu quale più strinse mai di non vista persona, ch’or mi parran corte queste scale.

Giovenale così esclama: «È stato detto che sotto il regno di Saturno, il pudore abitasse la terra, ma si deve credere che non tardò a seguire sua sorella Astrea, lasciando il mondo per andar ad abitare gli spazii celesti. Se l’et

I due Plini, quantunque erudito il primo ed elegante il secondo, e Giovenale stesso, quantunque generoso, non vi fecero guari piú. Ma, vizio forse inevitabile in qualunque uomo combattente il secolo suo, Tacito, resistendo alla decadenza giá invincibile, e sforzandovisi, ne rimase aspro, duro, travagliato oltre alle leggi del bello, che non è piú bello quando non è facile.

In questi versi Giovenale descrive così vivacemente gli ebrei, che ci sembra di aver dinanzi veramente un tipo di vecchia strega. Ai tempi di Domiziano le ebree uscivano spesso, durante la notte dalla valle d'Egeria per introdursi nella casa di qualche voluttuosa dama romana, e ciò si è ripetuto sino ai nostri giorni. Numerose donne del Ghetto vagavano per la citt

Giovenale ci trasporta con le sue satire in quelle condizioni di Roma, preparate da Mario e consolidate dalla stirpe Giulia dopo la caduta della repubblica, in quella Roma, pantano sanguinoso, putrida palude morale, menzogna in tutto, dove ogni cosa era appestata, in quella Roma fisicamente e moralmente ammalata, tutta da comprare; dove patrizi e cittadini si affollavano famelici attorno ad un despota onnipotente, terribile come il fato; dove pensiero, parola, penna, erano avvinti in ceppi; dove unica libera era l'adulazione; dove non vi erano che idee servili, libidine di piacere ed una mostruosa prostituzione della natura; dove in quella folla lasciva e tormentata dalla volutt

quando Virgilio incomincio`: <<Amore, acceso di virtu`, sempre altro accese, pur che la fiamma sua paresse fore; onde da l'ora che tra noi discese nel limbo de lo 'nferno Giovenale, che la tua affezion mi fe' palese, mia benvoglienza inverso te fu quale piu` strinse mai di non vista persona, si` ch'or mi parran corte queste scale.

Le satire di Giovenale sono piene delle prostituzioni orribili, che le signore romane si permettevano quasi pubblicamente, e di cui gli eroi erano infami istrioni, schiavi vili, vergognosi eunuchi, atroci gladiatori. «Vi sono donne che gioiscono a cercare i loro amanti nel fango ed i cui sensi non si svegliano se non alla vista di uno schiavo, di un servo.

quando Virgilio incominciò: «Amore, acceso di virtù, sempre altro accese, pur che la fiamma sua paresse fore; onde da l’ora che tra noi discese nel limbo de lo ’nferno Giovenale, che la tua affezion mi palese, mia benvoglienza inverso te fu quale più strinse mai di non vista persona, ch’or mi parran corte queste scale.

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