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Qualche picciola parte della mia fragile umanitá, non atta alla filosofia, sente un vermicciuolo di predilezione, il qual è poi anche una delle vere cagioni della mia dedica. Si farneticherá forse per indovinar la ragione per la quale io abbia donati piú alle sue che ad altre mani de' fogli spiranti satira per ogni verso. Appago questa curiositá.

A Malaga avevo un amico, andai a cercarlo, passammo la giornata insieme. Da lui ebbi una curiosa notizia. A Malaga è un'Accademia letteraria composta di più di ottocento soci, nella quale si celebrano gli anniversarii di tutti i grandi scrittori e si fa due volte la settimana una lettura pubblica sur un argomento di scienza o di letteratura. Quella sera stessa vi si doveva celebrare una festa solenne. Alcuni mesi prima l'Accademia aveva stabilito il premio di tre bei fiori d'oro, smaltati di varii colori, per i tre poeti che componessero la miglior ode al progresso, la miglior romanza sulla riconquista di Malaga, la miglior satira contro uno dei vizii più comuni della moderna societ

Si ricordava, ora, con meraviglia, la satira romana che nel 1864 aveva salutato l'arciduca, quando era venuto in Roma prima di partire per l'avventuroso viaggio al Messico, ed i suoi versi profetici: Massimiliano, non ti fidare, Torna sollecito a Miramare. Il trono fracido di Montezuma È nappo gallico colmo di spuma. Il timeo Danaos, chi non ricorda, Sotto la clamide trova la corda.

Mi salterebbe il ticchio di fartela passare io a calci nel sedere, la frega del Marco e del Quintino borbottò un costituzionale arrabbiato, il quale avea presa quella buffonata per una satira di colore politico. Il povero Quintino, viste le mossacce, restò tutto solo, come interdetto, col cappello in mano e il corpo inchinato.

E voi Don Barnaba, non ricordate, si vede benissimo, delle due bisaccie di Socrate. In quella davanti noi teniamo i difetti altrui, in quella di dietro, i nostri, e Balena eccitato continuò: ¹ Ferrari La Satira e Parini.

La famiglia Benoîton non entra per nulla in questo avvenimento, unico della tela, avvenimento piuttosto apparente che reale, perché lascia incompiuta la missione della commedia. La satira perde il suo carattere quando l'azione incomincia, e i pochi inconcludenti episodi che riempiono a stento i vuoti della tela, sono tutti slegati fra loro e non cospirano a verun fatto generale.

Infatti le naturali attitudini del suo ingegno sono ricche: l'impeto, lo slancio, la commozione, la tenerezza, il sorriso, l'ironia, la satira violenta si alternano, si mescolano, si confondono con vena abbondante.

La maldicenza sopra a quelle vecchie e sopra que' ragazzi corredati faceva un mormorio come di pecchie, infamando que' finti spasimati; ma la satira giusta nelle orecchie, in quel secol di franchi illuminati, faceva quell'effetto che faria lo sputar passeggiando per la via.

Il Banchetto dei Cesari è una satira piena di spirito e di saggezza, che fa onore a Giuliano, e come scrittore e come uomo e come imperatore. In quella satira egli passa in rivista tutti i suoi antecessori, di cui mostra gli errori, le colpe ed i vizî. Uno solo trova grazia presso di lui, ed è Marco Aurelio. Mirabile, davvero, questo giovane trentenne, che, padrone del mondo, pone, davanti a , come modello di condotta, il più savio degli imperatori. E su questa preferenza sono armonizzati tutti i giudizi dello scrittore, i quali, se peccano, talvolta, di severit

Alla tua nota satira Chi porse l'argomento? Forse i carmi d'un giovane Da pochi giorni spento? Forse il Torso di Venere O il Düalismo ardito, Che una Musa propizia Dettava a un erudito? Non gi