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Veramente questo racconto fa ai calci col primo, ma non vuol dire, il pane di che si cibano i Gesuiti sia impastato di farina di contradizione. D'altronde ogni prete promosso Papa si china per l'ultima volta in terra a raccattarvi la superbia, che morendo ci lasciò cascare il suo antecessore.

I banditi intanto si scagliarono addosso alla povera Lisabetta ch'era rimasta rannicchiata nell'angolo. L'afferrarono per i capelli, e la costrinsero a mostrare il volto, la minacciarono coi pugni stretti, e coi calci dei fucili, l'ingiuriarono domandandole dove s'eran cacciati i suoi padroni.

La grande Arte non mi aprì nemmeno l'anticamera del suo palazzo; e l'Arte del tanto per cento mi scacciò a calci nel sedere. Ma nelle trattorie di infimo ordine sono felice oggi quando mi annunciano che c'è una busecca con cui riscaldarmi e sfamarmi con poco prezzo.

Prima risponde con i calci che con la lingua: certo deve esser di razza di mulo. NEPITA. Se avessi detto d'asino, . GRANCHIO. ben, di razza d'asino volevo dire. NEPITA. E tu un'altra volta lasciami stare. Ma certo che tu non serai altro che un prosontuoso, poiché arrogantemente parli e prosontuosamente tocchi. GRANCHIO. È cosí gran male il toccare?

Penso che quel grande futurista che si chiama Petrolini demolitore d'ogni romanticismo ha voluto prendere definitivamente a calci la storia e la vecchia retorica con una sintesi futurista di neutralismo fiorentino, + gentilezza floreale toscana + ossessione della pace + ammirazione servile pei forestieri ricchi, + amore estivo per la campagna + cretinismo congenito degli organizzatori di feste.

Lo sceicco cacciò fuori una bestemmia, ma non si smarrì. Colla testa alta e colle mani sui calci delle pistole si fece innanzi e si fermò dinanzi all'arabo che stava sdraiato su di un tappeto, vicino ad Hassarn. I tre uomini si esaminarono con curiosit

Tosto mi die' un sorgozzone che mi troncò la parola in gola; e dato di mano ad un bastone che si trovò vicino, lo lasciava cadere dove il caso il portava, non mirando piú alla testa che alla faccia o al collo. Cadei in terra; mi die' colpi allo stomaco e calci che se fusse stato un ballone me aría fatto balzar per l'aria, ingiuriandomi «roffiano» e che lo volea dir ad Eufranone suo padre.

Era un buon diavolaccio in fin dei conti, e colla sua forza un altro sarebbe stato ben più prepotente e manesco di lui. Ma poi veniva la pagina del passivo, ed i pugni ed i calci menati senza misericordia gli facevano, ripensandoli, una sorpresa dolorosissima.

Egli non sa risolversi ad aprire e l'altro pare determinato ad entrare, perchè borbotta fra i denti contro la mancanza d'un campanello e tira calci all'uscio. Qualcuno si affaccia al pianerottolo e dice all'impaziente: «dormir

Ipalca l'assa fetida le appresta e le fa crocioni sotto il mento. Col fumo della carta la molesta, e con una raccolta le fa vento. Mise un gran mugghio alfin la disperata, traendo calci come spiritata.