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Tutti que' giorni la povera ammalata li passò sola sola, nella misera cuccia. Spesso la febbre le cagionava un sonno intenso, morboso, e allora, ne' deliri angosciosi, vedeva la mamma in un letto tutto bianco, che moriva, e Menico le piangeva accanto.

Ma .... Eravate nelle nuvole? Di Cecilia non mi stupisco; ella non sa mai dov' abbia la testa; ma tu, Ferruccio, vergogna! E in che stato siete! Col fango fin sopra i capelli! Su, presto, andate a mutarvi vestito, e poi subito a tavola. Tu, Ferruccio, consegna l'ombrello a Menico che lo riporti alla vecchia Marta. Gi

Il mecenate ricomparve quattro mesi dopo, e Menico gli fece una festa da non descrivere. Come va che non s'è più visto? Ho viaggiato. Come! non sta più in Roma? No: non sto più a Roma. Ah, no?... ma lo è sempre cugino dell'avvocato Placidi? L'avvocato Paolo Emilio Genuzio. Ben pochi avvocati hanno avuto la fortuna di salire a quel grado di miseria e di celebrit

Durante quell'operazione fu sorpreso dalla Ghita ch'era solita di regalare al suo Menico delle visite mattutine. Ghegola si lasciò baciare serio serio, sospirando. Che cos'hai, Menico?... Perchè mi guardi in quel modo? Nulla, nulla; lèvati lo scialle.

Una sera, verso le otto e mezzo, mentre si versava il caffè, fumando una sigaretta, il barone lo chiama e gli dice: Menico: vai un po' a vedere che cosa fanno stasera al Costanzi. Menico sparisce e non rincasa che.... verso la mezzanotte. Dove diavolo sei stato? gli domanda il barone. Dove mi ha mandato lei: al Costanzi. Ah! e t'hai goduto, dunque, tutto quanto lo spettacolo?

Le tue funzioni, aveva detto Sara a Menico, sono semplicissime: devi rispondere a chi viene secondo gli ordini e le istruzioni che avrai: sopratutto, non devi vedere e non devi sentire che ciò ch'io voglio che tu veda o senta. Stia tranquilla. Un'ora dopo, Sara si presenta in anticamera e chiama: Menico. Menico la guarda, non si muove e non risponde. Sara lo richiama e gli fa segno d'avvicinarsi.

Nella birreria del Tevere con servizio di chellerine c'è un cameriere che si chiamerebbe Menico se gli avventori non preferissero chiamarlo con un nome di nuovo conio: il chellerino.

Non avevi sentito? Sissignora: ma siccome aveva detto Menico a bassa voce, ho creduto che la signora non volesse che io udissi. Sara, quasi tutti i giorni dalle dodici alle due, riceveva un dottorino giovane, biondo, bello e pieno di spirito. Era il suo dottore, ma nelle lunghe conversazioni la salute e l'igiene, per solito, non entravano per niente.

Sapeva tante graziose storielle, il dottore biondo! E poi faceva la corte, con un garbo! Un giorno, Menico bussa all'uscio della camera della padrona, che risponde dall'interno: Non si può. Sono io, Menico. Che vuoi? C'è il dottore.... Non lo posso ricevere. E che gli devo dire? Digli.... quello che vuoi. Trova tu una scusa.

Assumeva un'aria terribile, un cipiglio da tiranno, e la spaventava in mille guise, qualche volta allungandole anche certe carezze che pesavano un po' troppo. Era sempre la Ghita, in fin dei conti, che doveva scontare le canzonature inflitte al suo Menico dagli avventori del Caffè del Duomo.