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C'era una volta un Re di Scaricabarili, vedovo e padre di figliuola unigenita, bella quanto il sole. E, dicendo bella quanto il sole, par che si dica quel più che può dirsi. La Rosmunda, ereda presunta del trono scaricabarilese, portava due grandi occhi bruni in fronte, che innamoravano; ed in capo una chioma lunga e folta tanto, che avrebbe potuto vestirsene.

Ivi s'innalzarono le bandiere della gloria, e ognuno riguardando la capanna di Marcellina compiangea l'orfano colle e il vedovo padre. Nebiolo orbato e solo nella squallida casa, sempre dolente, chiamava e nella mesta notte e nel giorno affaticato la figlia, e rinnovellava ad ogni istante la storia dell'acerbo dolore.

E i giorni passavano, i figli crescevano, e l'ottima idea del contratto di previdenza rimaneva nel sogno delle aspirazioni, mentre il denaro chiuso in una cassetta trovava molto bene la via di uscirne: Farò domani, farò doman l'altro; è la fede dell'ignorante in materia di tempo. Lo colse la disgrazia di rimaner vedovo. Fu un crollo d'affetti e di interessi.

Il momento era solenne. Un'imprudenza sarebbe pur bastata a rovinarlo: e nel suo cuore di vedovo, nel suo mondano cuore non sufficientemente preparato al sacrifizio, tumultuavano le memorie degli anni trascorsi, della famiglia antica, degli antichi affetti. Levò di tasca la grande pezzuola a scacchi e si asciugò la fronte calva.

Un giorno, un suo impiegato dei più vecchi, un vedovo, solo con una figliuola, per una triste necessit

Il signore ha detto nel libro della Sapienza: «Le amarezze dal vedovo parlano al Signore dell'integrit

La peste a lei! Come c'entra questa vedova? La vedova Didone! E così? Se egli avesse anche detto il "Vedovo Enea", Signore Iddio, come ve la prendete, per questo! Vedova Didone, avete detto? Ora mi ci fate pensare: ella era di Cartagine, non di Tunisi. Questa Tunisi, o signore, era un tempo Cartagine. Cartagine! Ve lo assicuro: Cartagine. La sua parola val più di un'arpa miracolosa.

Il letto dell'infermo, cui tu avresti dovuto confortare, era vedovo. La camera del paziente era orba di quella consolazione che si chiama la donna. Io non aveva madre, non sorella, non moglie... Che facevi tu, quando io mi dibatteva nell'agonìa?... Io ò udito il rumore dei baci. No, no gridò Maud. No? Io l'ò udito, e non sono stato solo ad udirlo... Ed ò vendicato l'insulto.

Egli in cambio, ogni anno, ogni mese, ogni settimana era qui, presso la sepoltura di sua moglie, e qui l'ho veduto entrar io molte volte. Ma oggi, anche lui s'è stancato, ed ha chiamato un'altra compagna sotto il vedovo tetto. Il suo dolore ha vissuto sette anni, e non ha potuto durare più a lungo neppur esso. Chi la ricorda più, ora, la povera Caterina dai capegli d'oro?

Dicevo dunque riprese il raccontatore che vedendo per la prima volta al Circolo il vedovo conte, non potei esimermi da un movimento di curiosit