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Ivi erano accorsi tutti que' di Nebiolo, uomini e figli: innalzavano un mesto pianto e faceano risuonare per que' luoghi abbandonati i cari nomi di Marcellina e di Girani, e a quei nomi rispondeano le conscie valli con pietosi ululati, mentre i soldati salutavano la terra che ricopriva gli estinti colla fiera armonia dei fucili.

Dunque fia breve?.. Tre ore sole, e poi il tuo amico... Marcellina impallidì, venne meno: il Colonnello la sorreggea, e commiserando alla disgraziata, con mille argomenti e cure procurava di richiamarle le forze e inanimarla.

Dopo tanta sventura Marcellina non portò più serena la fronte, vivaci i lumi, ove fosca nebbia di pianto non gli appannasse. Ogni volta che il padre ritornava al vedovo casolare, ella vedendolo solo se gli stringeva al petto, e il guardava fiso quasi volesse chiedergli ove era la sua compagna.

Fu il Solitario assai lieto del gentile presente, e presa per mano la Marcellina la ricercò del suo nome, e lodata la sua prontezza e modestia, gliene seppe cortesia: essa ritraendo da lui la mano tremante si restituì al suo posto.

La madre fu oltremodo contenta dell'onore compartito a Marcellina, e venuta l'ora divisata, la timida fanciulla, roseo per verecondia l'angelico viso, fra le elette ancelle della Chiesa, seguì la sacra pompa.

Lo sbigottimento e il rossore della Marcellina ispirarono conforto al giovane, che sebbene rozzo, pure vedea trapelargli qualche speranza a' suoi dolci desiderii, sicchè entrò in chiesa, e si appostò in modo che agevolmente potesse vedere la bella, ed esser da lei ravvisato.

Se per lo innanzi una dolce malinconia governava l'animo di Marcellina, dopo questo giorno fatale divenne oltremodo tristissima. Non più brillavale negli occhi la festivit

Allorchè alcuno di questi ammalava, e mentre tutti intendevano al lavoro, la sola Marcellina restava nell'eremitaggio, ne pigliava essa pensiero, gli prestava ristoro col latte delle sue capre, e raccoglieva le erbe onde preparargliene col succo salutare beveraggio. Avea cura pei fanciulli degli assenti e delle loro case, e all'estate verso sera, raunata sur un vicino praticello la pia tribù, faceva recitar loro l'orazione de' morti: era in fine la delizia, il pensiero più tenero di tutti, e alle preghiere di lei ognuno confidava nelle proprie calamit

Una donna di questa setta, Marcellina, venne a Roma, verso il 160, e vi fece molti proseliti col sudore del proprio corpo! Dopo i festini si commettevano le infamie carnali, quando, le grazie dette, il sacerdote massimo diceva: «Lungi da noi la luce ed i profaniAllora si spegnevano le fiaccole, e quello che avveniva nelle tenebre, senza distinzione di sesso, di et

Fu prima Marcellina a sciorre quella soffocata ambascia, più avendo mente ov'ella si fosse, più la giovanile timidezza ponendo freno al suo sentire, disperatamente dimandava lo sposo e aperto manifestavagli l'interno affanno. Dunque io che ti amo, cui solo era dolce il pensiero di teco vivere i miei , io sarò cagione della tua morte?... e tu che ora qui palpiti a me vicino, che stringo con tanto amore al seno, che mi ami, tu, mio Girani, mio sposo... dovrai?... oh Dio! ahi disperato pensiero! ed io in tanto?... io sola?... Ah no! ch'io teco divida questo istante funesto... io t'infonderò coraggio, e mi sar