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Mentre gli amanti così, quasi per celia, invocavano la Morte, lontano, nella Casa Grigia, quella macabra Visitatrice si era avvicinata, si era tolto il velo dall'orrore del viso, ed ora batteva, batteva alla porta... Un mattino la signora Avory, svegliatasi, trovò l'ultima delle sue figlie convulsa, con le labbra intrise di sangue. Un dottore chiamato in gran fretta aveva suggerito: Davos!

Le loro belle capigliature bionde, nere, castagne poichè esse ponno additare alle varie latitudini di questa bella nostra penisola le loro belle chiome erano scapigliate, ed a molti intrise di sangue! Io piango scrivendo!.....

Le sue mani un po’ grandi, mani di una bella Sivigliana che ha dovuto lavorare per vivere, adesso eran lisce, limpide, intrise di pomate, con l’unghie molto rosse, rigenerate ormai dalla sapienza dei profumieri di Francia. Quelle mani tuttavia mi facevano pensare ad una imitazione. Quando un uomo coltiva un poco la propria sensibilit

E tanto l’adorò ch’ella terribile ne divenne, suo gaudio e sua superbia, idol d’acciajo fino ai denti armato, a conquiste implacabili creato. E un ch’ei ne seguìa, scosso da fremiti d’orgoglio, il gioco delle ferree vertebre, ratta il ghermì, del suo sangue intrise, più bella al sol perfidamente rise.

Tutti si strinser quei vessilli in crocco, In universo abbraccio, E fu di pianti, di memorie, d’anime, Di spemi e forze un laccio; E non rimase ne gli azzurri spazii, Vivido al par di fiamma, Sciolto a le brezze come velo d’angelo, Che un unico orifiamma; E a lui, balzando da gli antichi ruderi, Da le pianure intrise Di sangue, da l’orror dei morti secoli, L’umanit

da i colpi; labbra fatte pel sereno riso, schiudersi al ghigno, al detto osceno; grandi occhi d’innocenza aperti in fondo a turpi abissi; anime dal profondo palpito, ansanti verso la bellezza del mondo, anime piene di dolcezza e d’impeto, stroncarsi al giogo, intrise di melma e d’odio, mutilate, uccise. Sacra infanzia del povero, io lo sento entrar ne le mie fibre il tuo lamento.

A breve andare le imposte volarono in pezzi, fu rotta la sbarra che ci avea posta a ritegno lo scudiero, e Giovanni di Trezzo fu il primo a dar dentro, colla spada sguainata. Dietro a lui una frotta di uomini, le cui facce iraconde e le armi erano sinistramente illuminate dalla torbida fiamma di alcune torce a pugno, intrise di pece.

«Codardo! esclama un de' compagni; pensa Che ognor la sorte al nostro messo arrise; La sua destrezza in tutte imprese è immensa, E altre volte le man di sangue ha intrise. Move or egli ad oprar fra turba densa, E fian le menti da terror conquise, che non arduo esser gli dee celarsi, E illeso nelle tenebre ritrarsi».

Ivi, si davano spasso bevendo e chiacchierando parecchi avventori; i quali dopo aver mangiato non facevano segno di voler pagare d'andarsene. L'oste non osava dir loro nulla, essendo essi miliziotti e soldati. I primi (armati di lunghi schioppi, che alle canne e ai fregi apparivano di fattura spagnuola, raccattati forse sui campi di battaglia di quelle parti, meglio che mezzo secolo prima); erano stati di quello stormo levatosi in armi il maggio di quell'anno. E avendo pigliato diletto di vivere randagi, si soffriva dal magistrato che andassero armati; perchè bisognando, facevano ufficio di guide agli Alemanni, e campavano di questa professione e di picciole rapine. I soldati poi erano gente dei vecchi reggimenti Sardi, pronti di maniere e soverchiatori, ma rispettabili par ferite delle quali portavano i segni ancor freschi, e stavano a guarirsi nel borgo. Essi avevano combattuto contro i Francesi più d'una volta, sull'Alpi marittime; adesso colle gomita sulla mensa bevevano alla salute dei vivi e alla memoria dei morti; giurando clamorosamente sugli scapolari che avevano di sotto i panni, molli di sudore e anneriti. E colle dita intrise di vino, descrivevano sulla tovaglia i campi e le ordinanze in cui avevano combattuto. A udirli, questo era il colle di Raus, quest'altro quello di Milleforche; qui il capitano Zin co' suoi cannoni, aveva mandati i sanculotti ruzzoloni giù pei dirupi come sacca di carbone; l

Disperatamente il preside afferrò la penna: abbrividendo la intrise nello inchiostro, che gli parve sangue; abbrividendo firmò... ma pure firmò; e poi, senza piegare il collo, così obliquamente con la mano sospinse il foglio al suo collega, e questi firmò, e fece come quegli, e così gli altri. Se gli Angioli videro cotesta infamia, certo piangendo si copersero gli occhi con le ale.