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I. p. 180 delle malattie della pelle, narra di una donna bionda diventata nera dopo il travaglio del parto, e di altro individuo il quale per malattia tramutò i capelli bruni in rossi. Parla eziandio di capelli turchini, e verdi; questi si vedono frequentemente ai fonditori. Un tale Bichat imbiancò da un punto all'altro per cattive nuove.

=Grosse Zinne o Cima Grande di Lavaredo= m. 3003. Delle tre Cime di Lavaredo, la più alta è insieme la più frequentemente salita, almeno da quella numerosa categoria di alpinisti che, diffidando delle proprie forze per l'ascensione della Cima Piccola, preferiscono contemplarne comodamente dall'alto della Cima Grande, l'arditissima parete.

Ma più frequentemente noi stessi siamo i nostri tiranni: e in questo caso il tiranno è un bisogno. Così, i bisogni di mangiare, di bere e di dormire, sono dei tiranni, poichè non possiamo opporre loro alcuna resistenza. Voi stessi, ragazzi miei, ne avete fatta, chi sa quante volte, l'esperienza. Quando fate il chiasso o i balocchi, non li lascereste per nessuna cosa al mondo.

Basta; presto o tardi s'arrivava, e il fattore, il giardiniere e il gastaldo venivano a baciar la mano ai padroni. La contessa Chiaretta, tutta intontita dal viaggio, si ritirava prestissimo nel suo appartamento, e per quel giorno non discendeva nemmeno a desinare, ma si faceva servire un brodo in camera da letto. è a credere che nei giorni successivi ella uscisse frequentemente in giardino o facesse delle gite nelle vicinanze; tutt'altro; gran parte della giornata ella la passava in un gabinetto con le imposte accostate per non lasciar entrare il sole, coi vetri chiusi per non lasciar entrare le mosche e la polvere; e soltanto a ora di colazione e di pranzo si trascinava a gran fatica fino in tinello, dicendo che non aveva fame e che non capiva come ci fosse della gente che poteva trovarsi bene fuori di citt

Stando così sulla soglia del negozio, assolutamente freddo, non pensando a nulla, mostrando solo la faccia pallida illuminata dallo sguardo, Toniolo aveva fatto fantasticare molte fanciulle del paese che, da quando egli rimase vedovo, avevano sentito più che mai il bisogno di prendere frequentemente della magnesia o del bicarbonato di soda; egli, enigmatico come un cofano vuoto chiuso a chiave, non aveva scoraggiata nessuna, vendendo a tutte la sua merce con la stessa fisionomia romantica ed incompresa, mostrando, nell'accartocciare gl'involti, le sue mani morbide, famigliari alle pomate, fini, lunghette, ornate al dito mignolo da un piccolo brillante, ed il sorriso vago di un uomo che insegue dei sogni.

Innanzi di prender posto, Damiano aveva guardato attentamente in giro. E adocchiate le giovani donne, subito ne aveva distinta una, su cui doveva ritornare più frequentemente il suo sguardo. Si sbagli o no, a qualcheduna bisogna pur dare la palma, e a lei volgere la muta adorazione, la giaculatoria degli occhi. L’attenzione di Damiano si era fermata sopra una bellezza nascente, dal color di rame assai chiaro, traente al roseo. Come forma, era fatta a pennello, anzi meglio, a scalpello, se non da Fidia o da Prassitele, certo da uno dei loro più valenti discepoli. Mi chiederete come potessero artisti greci aver passato l’Atlantico, per modellare quella bella creatura; ed io correggerò la mia frase dicendo che non un discepolo di Fidia o di Prassitele, ma lo stesso maestro dei greci maestri aveva plasmata quella creta e spiratole in fronte il soffio della vita. L’opera ci guadagner

Si rammentò, in quel punto, della lettera; pensò che, inviandola per posta, non sarebbe arrivata se non la dimane, ed Emilia avrebbe sofferto un'altra notte di dubbii, più spaventosi di qualunque spaventosa certezza. Chiuse la busta, e quando fu alla stazione guardò il cocchiere, il quale la conosceva e aveva frequentemente servito le due sorelle. Poteva fidarsene.

Era davvero una scena che sembrava attendere il pennello d'un artista pagano quella che frequentemente aveva luogo in quelle stanze. Talora la contessa, circondata dalle sue donne, si vestiva ed acconciava lungamente, con una seriet

Appena l'Orso peloso cominciava a bisticciare con donna Lia, Cardello portava via, fuori, la bambina per timore che quel furibondo non la colpisse picchiando la moglie. Cardello non sapeva spiegarsi per qual ragione don Carmelo, da qualche tempo in qua, attaccasse più frequentemente lite con la povera donna, e le rovesciasse addosso tante parolacce. Lasciatelo dire, donna Lia!

Così per tutto questo, il Vharè tornava carissimo a Lalla che otteneva da quell'idillio coll'avvenente marchese distrazioni nuove e piacevoli, che alleggerivano la noia delle lunghe giornate. In un modo o nell'altro, riuscivano a vedersi ed a parlarsi frequentemente.