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Aggiornato: 9 giugno 2025


Gioconda!... Paga il brum! La Gioconda lo guardò, rise, e gli rispose mangiando: Aspettavo anch'io il suo ritorno, signor padrone, per andare a far la spesa. Matteo si fermò di colpo e la guardò maravigliato. Possibile?... L'altra, senza esser vista dal Laner, che intento ai fiori le voltava le spalle, si soffiò adagio sul palmo della mano, come aveva fatto prima colla signorina Nora.

Intanto avrebbe mandato in giro Teddeum con parecchie lettere dai patriotti viventi, dagli amici politici.... qualcheduno avrebbe risposto! E poi non ci doveva essere al "Manzoni" l'opera nuova di un nobile veronese? Si cacciò in un brum e andò a fare le sue provviste per la colazione e per il pranzo. Chi sa? Avrebbe potuto cavarsela bene!

Poco dopo la porta si aprì e Andreina, tutta imbacuccata, ne uscì lesta e saltò nel brum. La buona signora le tenne dietro, chiuse lo sportello e il brum ripartì com'era venuto.

Giacomo avea lasciata Andreina da una mezz'ora, quando un brum da nolo si fermò sulla porta di quella casa e ne discese la sarta... la buona signora. Essa tirò la maniglia del campanello e subito, da una finestra del primo piano, spuntò una testa di donna e si udì una voce gridare dall'alto: Viene subito! Era la voce dell'Assunta. S'accomodi! rispose la sarta dalla strada.

Non ho più che questo! E quasi a testimoniare le sue angustie, la sua miseria, si levò dal taschino il biglietto sudicio, ripiegato: Non ho più altro che dieci lire! Cantasirena glielo prese al volo, colle dita rapide come la linguetta del rospo. Eh, credete che ce ne vogliano cento per pagare il brum?... Prendi, Gioconda; gli dai due lire colla mancia.

Evelina andava innanzi ad aprire gli usci: aprì anche lo sportello del brum.... poi, infine, montò anch'essa in carrozza, e si sedette in faccia a Pietro Laner, prendendogli le mani, accarezzandole, stringendole forte, per fargli coraggio. Il Casalbara arrivò in punto all'ora del pranzo. Nora lo aspettava alla finestra, e quando vide il magnifico equipaggio, arrossì di piacere e di orgoglio.

Prese un brum, andò a fare un girettino sui bastioni, ma in carrozza cambiò idea, e invece che a casa, andò a pranzare al Cova passando prima dalla pasticceria, dove in un orecchio, annunziò la fausta novella anche alla signorina Annetta, che stava al banco. Più tardi, pausando, attraversò la Galleria per andare al Manzoni. Voleva vedere il prefetto: Fabio Cunctator!

Il signor Ambrogio salì battendo col cilindro nella carrozza, poi si curvò, si abbassò, entrò, respirando con fatica, colle mani che gli tremavano leggermente. Il brum era gi

Una volta che gli capitò tra i piedi, gli tirò un calcio terribile: il gatto rotolò con un miagolio sordo e sparì. La finisca! Vergogna! gridò la Gioconda, strapazzandolo. Mandi invece a prendere un brum, e faccia presto. Il direttore uscì, chetamente, senza più fiatare. Evelina sciolse al Laner il nodo della cravatta; la Gioconda gli sbottonò la sottoveste.

E dato ordine a Taddeo, sempre fermo sull'uscio, di prendere un brum e di condurre il signor Laner all'hôtel, si rizzò di colpo, si buttò addosso allo scrittoio e ricominciò a scrivere in fretta, in furia, facendo scricchiolar forte la penna. Pietro Laner voleva ringraziarlo, voleva stringergli la mano, salutarlo, ma l'altro, intento a scrivere, non lo guardò nemmeno.

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