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Guai allo scribacchino municipale che si lascia cogliere ad occhi aperti, perchè risica di andare a palazzo Tursi colla polvere negli occhi, di non veder più lo scrittoio e di dover chiedere una licenza di ventiquattr'ore, che il capo uffizio non è sempre disposto a concedere!

Discutono insieme a lei i grandi e i piccoli problemi della vita, e finiscono sempre per venire alla stessa conclusione. Hanno sempre sullo scrittoio, in tasca, da per tutto un unico suggello per chiudere i loro segreti, per raffermare le loro decisioni. Questo suggello è un bacio. Questi mariti ridono sempre, quando senton parlare di luna di miele.

Di mandar lettere non si fidava, e diceva al Vharè, sovente, tanto per scusarsi: quando mi metto allo scrittoio e comincio a scriverti, mi sento presa da una soggezione strana che mi turba, mi confonde, mi fa perdere le idee e le parole. Tu hai tanto ingegno! Tu sai tante cose, ed io, invece, non sono altro che una povera... ignorantina!

Vicenzino studiava allo scrittoio poco discosto, e quando aveva finito, non aveva che da voltare la sedia per trovarsi accanto al tavolino dell'Elena, in faccia a lei. Le parlava del libro che stava leggendo, delle lettere di Vincenzo, della sua infanzia triste da fanciullo malato, dell'America; le confidava i suoi disegni d'avvenire. Sono avvezzo a studiare da solo.

Si mise innanzi allo scrittoio, dispose i fogli, prese la penna, mi si rivolse: Che cosa debbo scrivere a mamma? E il libro di Gian Luigi mi domandavo quale esito aveva avuto? Un buon esito, certamente, perchè Gian Luigi doveva aver gusto, l'istinto della misura, che non s'insegna.... Sergio! chiamò Lidia, sorpresa. Non hai udito: come debbo scrivere a mamma?

E coi pentimenti e coi rimorsi gli riappariva dinanzi, più che mai terribile, minaccioso il fantasma della moglie, quando a un tratto si spalancò l'uscio dello scrittoio e Giacomino finalmente! Giacomino ne uscì in libert

Il maestro curvò la schiena, che quasi toccava col naso lo scrittoio, presentò all’impiegato superiore i più rispettosi ossequi, uscì dalla stanza con ripetuti inchini, salutò gentilmente anche l’usciere, che aveva un’aria da sbirro, poi scese le scale lentamente, col collo torto, e un beato sorriso sulle labbra, pensando fra stesso: «l’uomo è un asino, è un asino, è un asino!...»

Fu quindi con una specie di straziante ebbrezza, che ella tolse ad una ad una quelle carte dalla fascia, e senza leggerle, le bruciò alla fiamma della candela. Così pure fece di tutte le altre lettere e fogli ritrovati nello scrittoio... E quando la sua opera di distruzione fu compiuta, una specie di sorriso dischiuse le sue labbra, un sospiro profondo sollevò il suo petto.

Veniamo a domandare la vostra mano, disse la contessa Ginevra col suo bel sorriso di un tempo, tendendogli la propria. Egli invece indietreggiò sino allo scrittoio. Oh! non ricusate un'altra volta, esclamò la contessa Maria.

Anche, la domenica, quando i commessi se n'erano andati, la signora Maddalena teneva tuttavia nello scrittoio il signor Daniele a rifare tutti i conti, a stendere il bilancio della settimana.