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Tuccio di Credi, del resto, soffriva anche lui la sua parte. S'era fatto più cupo e più verde del solito. Quella potenza d'ingegno che niente bastava ad uccidere, la perdita di Fiordalisa, un matrimonio fatto a suo mal grado, gli riusciva molesta. Di sicuro, egli non poteva argomentarsi di competere mai con Spinello Spinelli.

Ah, appunto, e credi tu possa esser felice una fanciulla, che non ha mai conosciuto sua madre?... Se tu sapessi che cosa vuol dire il veder le altre fanciulle accarezzate, protette dalle loro mamme; il vederle sempre circondate dalle cure di esse, dal loro continuo amore.... Giorni sono ero da alcune mie amiche. Era la festa della loro mamma.

L'umor nero di Spinello non potè sfuggire all'occhio vigile di Tuccio di Credi. L'astuto malveggente seguiva con attenta cura le fasi morali del suo compagno d'arte, o poichè bisogner

Il giovane artista pronunciò queste parole con accento solenne. La principessa lo ascoltò anelando, di pallida ch'era si fece vermiglia nel volto, e quando egli si tacque proruppe: Curzio! Tu mi stimi così poco! Tu mi credi capace di un sentimento basso e umiliante! Ma dunque tu non hai indovinato; il tuo cuore è rimasto muto alla voce della natura!

Tu ami?... Ami un altro uomo?... So, so, so tutto ciò che mi vuoi dire: tu non ti credi colpevole perchè sei fuggita prima di cadere: ma nella fuga hai portato un'immagine nel tuo cuore; un'immagine che avresti dovuto scacciare, dimenticare, e invece è quest'immagine che oggi ancora si pone fra te e il tuo dovere.

Quel caro Tuccio di Credi, a tempo e luogo, sapeva anche mostrarsi galante. Ma gi

Temendo ch'ella venisse meno, la mantenni, poi la sospinsi, quasi la portai di peso fino ai cipressi, fino a un sedile dove sedemmo ambedue estenuati. Stava d'innanzi a noi la casa, come in un sogno. Ella disse reclinando la testa su la mia spalla: Ah, Tullio, che cosa terribile! Non credi anche tu che potremmo morire?

Sotto le cinghie, che si vedano. Dunque nemmeno tu non ci credi alla rovina. Questione d'intendersi. Quel negoziante di colori, diceva che i milioni sono impegolati, che a chi li ha avuti per le mani ne resta sempre attaccato alle dita. E lo diceva per offenderci. Che male ci sarebbe? Allora questa povert

Spinello conosceva l'impalcatura del ponte su cui stava a dipingere, e il traballar che fece un pancone su cui Tuccio di Credi aveva posto il piede per ritirarsi verso la scala, gli rammentò in buon punto che le assi non erano inchiodate, ma semplicemente posate sulle traverse, l'una di costa all'altra. E subito chinatosi ad abbrancare un capo del pancone, lo spinse verso l'apertura della scala.

Se cagion altra al mio rider credesti, lasciala per non vera, ed esser credi quelle parole che di lui dicesti». Gi