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Tu dicesti, Padre etterno, che per l'amore che tu hai alle tue creature, che hanno in loro ragione, che con l'orazioni dei servi tuoi e col molto loro sostenere fadighe senza colpa, faresti misericordia al mondo e riformaresti la Chiesa tua, e cosí ci daresti refrigerio.

«Tu mi verrai incontro a Genova. E siederemo ancora su quel balcone dove or sono tanti anni tu mi dicesti del tuo Libro non scritto, del tuo Libro che temevi dovesse morire, come un bimbo non nato, nel tuo seno. Vengo a condurti a Porto Venere, bianca nel sole, come una Naiade che bagni la punta del piede nelle celesti acque marine. E il tuo Libro vivr

OTTAV. ; tu stesso, altra fíata, tu mel dicesti. I piú segreti affetti del travagliato animo tuo, qual padre tenero a figlia, a me svelavi allora. Rimembra, deh! ch'io teco anco ne piansi. Ma, il nieghi? Io giá maggior di me son fatta. Necessitá fa prodi anco i men forti.

La marchesa parve alquanto sconcertata, ma riprese bentosto: Era tanto felice mia madre!... Era tanto innamorato quel povero marchese!... Ed io era...timida tanto a quei tempi, e tanto devota a mia madre!... La tua frase non poteva essere più esatta quando dicesti, che io ho sacrificato i miei nobili affetti!... Non lo doveva io forse, trattandosi della sola creatura che io amava al mondo, della ottima madre mia?

E se bene ti ricorda, facendoti sentire una sprizza di questa puzza, tu eri venuta a tanto che tu non potevi piú, come tu dicesti a me: O Padre etterno, abbi misericordia di me e delle tue creature!

Se cagion altra al mio rider credesti, lasciala per non vera, ed esser credi quelle parole che di lui dicesti». Gi

È vero! avevo perfettamente dimenticato le posate d'argento, disse Zaeli, passandosi la mano sulla fronte. Per altro, tu stessa, Paolina, non dovevi pensarvi quando, con le dugento lire che ti regalai mi dicesti di farti un abito!... Il fino rimprovero, avvolto nelle pieghe dell'osservazione, inacerbì davvantaggio lo spirito di Paolina.

A mano a mano che Nicla e Brunello inoltravano, si spegnevano le voci del mondo, e alle loro spalle si chiudevano le dense cortine di fogliame, mosse dal brivido d'una brezza impercettibile che veniva dal lago. Ecco, disse Nicla. Qui in questa radura, mi sei parso un faunetto impertinente; e qui un'altra volta mi dicesti che volevi fare uccidere Duccio.

Ricordi? Un giorno, in una delle nostre passeggiate in gran comitiva per la campagna, lo scorso autunno, tu mi facesti osservare quella villa mezza nascosta tra gli alberi, in cima a una collinetta, e mi dicesti sottovoce: Col

DON IGNAZIO. Non vi ho io dimandato piú volte se in quel giorno della festa vi fusse piaciuta alcuna di quelle gentildonne, e mi dicesti di no? DON FLAMINIO. Era cosí veramente; ma essendomi offerta costei con mio poco discomodo, me ce inchinai. LECCARDO. Signor don Flaminio, Carizia v'aspetta agli usati piaceri, e che le perdoniate se vi ha fatto aspettar un poco.